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Red 6 febbraio 2017
Coldiretti nord Sardegna: la mobilitazione continua
«Dopo la protesta di Cagliari risposte immediate o torneremo in piazza», dichiarano i vertici dell´associazione di categoria
Coldiretti nord Sardegna: la mobilitazione continua

CAGLIARI - «La mobilitazione continua e se non ci saranno risposte immediate da parte della Regione Sardegna, pastori, pescatori e agricoltori torneranno in piazza con azioni molto più forti». Dopo la manifestazione del primo febbraio, la Coldiretti Sardegna non arretra di un centimetro ed è pronta ad indire una nuova serie di proteste per ottenere dalla politica regionale risposte immediate. Tra i protagonisti del grande corteo che ha sfilato lungo le strade di Cagliari, anche la federazione del nord Sardegna, che ha risposto alla manifestazione con la presenza di mille soci provenienti da Sassari e dalla Gallura. Una rappresentanza compatta, che oltre al problema del latte (il cui prezzo è crollato sotto i 60centesimi al litro), ha chiesto alla Regione di occuparsi delle altre vertenze ancora aperte: il prezzo del grano; i ritardi nei pagamenti dei premi comunitari; la tutela della zootecnica da carne; i bandi del Psr 2014-2020; l’accesso al credito; i costi dell’acqua; il contenimento della fauna selvatica; il riconoscimento dello stato di calamità naturale per la siccità del 2016 e per la nevicata del 2017; i problemi del settore vitivinicolo.

«È stata una grande manifestazione corale che ha visto tutte le federazioni della Sardegna marciare compatte – afferma il direttore della Coldiretti nord Sardegna Ermanno Mazzetti - Adesso ci aspettiamo da parte della Regione Sardegna una risposta rapida a favore di tutti gli agricoltori e gli allevatori di Sassari e della Gallura, che quest’anno hanno subito gravi perdite a causa del maltempo sia nella valle del Coghinas, dove le grandinate hanno compromesso la produzione del carciofo spinoso, sia nelle sugherete dell’alta Gallura, crollate sotto il peso della neve. Senza l’attuazione dello stato di calamità naturale, le perdite a carico degli operatori sarebbero enormi».

«Dal Ministero sono arrivate le prime risposte, ma per noi la vertenza dei pagamenti non sarà chiusa fino a quanto tutti i pastori e gli agricoltori non avranno nelle proprie tasche i soldi dovuti e fino a quando non sarà istituito l’ente pagatore, già promesso e deliberato più volte, necessario per snellire le procedure e agevolare la liquidazione delle pratiche in un tempo accettabile – aggiunge il presidente della Coldiretti Sassari Battista Cualbu. Inoltre, sull’ammasso e sul ritiro delle eccedenze produttive devono essere riservati importi più alti rispetto a quelli proposti dal Ministero, visto e considerato che negli ultimi due anni il Pecorino è stato tagliato fuori dal bando per gli indigenti a vantaggio di altri formaggi come il Reggiano: questa modifica creerebbe una nuova iniezione di liquidità destinata agli operatori del settore. Dopo la grande manifestazione del primo febbraio – conclude Cualbu – il problema del comparto agropastorale isolano è sotto gli occhi di tutti e non può più essere trascurato. Per questo chiediamo ai politici sardi, aldilà del loro colore politico o del gruppo di appartenenza, che difendano la nostra agricoltura vigilando sulla distribuzione dei fondi e dando un chiaro segnale di unità e compattezza a livello nazionale».
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«È inaccettabile – attacca Tore Piana, presidente del Centro Studi Agricoli –. Un patrimonio della collettività lasciato morire, senza manutenzione, senza visione, senza vergogna»



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