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Cor 22 agosto 2023
Un Pdta per la cura dei tumori testa-collo
Un team che di recente, con deliberazione del direttore generale dell´Aou di Sassari, Antonio Lorenzo Spano, ha visto istituzionalizzata la propria attività con l´approvazione del percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) aziendale sulle neoplasie del testa-collo
Un <i>Pdta</i> per la cura dei tumori testa-collo

SASSARI - Da sei anni si riuniscono una volta a settimana, il giovedì mattina, per discutere i casi relativi a pazienti con neoplasie nell'area della testa e del collo. E' il "tumor board" dell'Aou di Sassari, la squadra multidisciplinare, composta da esperti di varie specialistiche, coordinata dal professor Francesco Bussu direttore dell'Otorinolaringoiatria. Un team che di recente, con deliberazione del direttore generale dell'Aou di Sassari, Antonio Lorenzo Spano, ha visto istituzionalizzata la propria attività con l'approvazione del percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) aziendale sulle neoplasie del testa-collo.

Una patologia quest'ultima che, secondo i dati a disposizione della struttura di Orl dell'Aou di Sassari, in Sardegna ha fatto registrare un dato preoccupante. Infatti, se è vero che i dati statistici sui tumori cervicali nell’isola sono in linea con quelli nazionali, in Sardegna emerge che queste malattie vengono trattate dalle strutture ospedaliere quando, spesso, sono in fase avanzata. «Dipende anche dalla sottovalutazione dei primi sintomi che ne può fare il paziente stesso – ha detto Davide Rizzo, otorino all’Aou di Sassari intervenuto durante un convegno organizzato a Sassari al Grazia Deledda dall'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Sassari –. Anche un abbassamento del tono della voce, dopo la terza settimana può essere un campanello d’allarme che non deve essere trascurato. Ed è compito del medico di base, individuare le urgenze e segnalarle nella prescrizione degli esami, che vengono presi in carico dal Cup entro le 72 ore».

Ecco perché è fondamentale il ruolo del medico di famiglia che deve saper indirizzare i propri utenti, quando è necessario, verso lo specialista medico più adatto. Il professionista, dopo una prima valutazione, lo introduce verso un percorso terapeutico di assistenza corale che nell’Aou di Sassari ha raggiunto livelli di eccellenza in campo nazionale per le masse neoplastiche cervicali. L'instaurazione del Pdta, allora, facilita l'invio di pazienti con un sospetto di tumore della testa e del collo, alla struttura di riferimento. E la presenza di questa sorta di 'lump clinic', unica in Sardegna e formata da vari specialisti, consente di inquadrare i tumori del collo in maniera affidabile, prima di qualsiasi procedura chirurgica, con un prelievo fatto con un ago sottile, in maniera mirata sotto la guida dell'ecografo.

Un team altamente qualificato che vede la presenza, oltre che degli otorini, anche dei chirurghi della strutture di Chirurgia Maxillo-facciale diretta dal professor Giacomo De Riu e della Chirurgia plastica diretta da Corrado Rubino, i radiologi della struttura di Scienze radiologiche diretta dal professor Salvatore Masala, i medici dell'Oncologia diretta da Antonio Pazzola, gli specialisti della Radioterapia diretta da professor Stefano Profili e della Medicina Nucleare diretta dalla professoressa Angela Spanu. A questi si aggiunge lo staff dell'Anatomia Patologica diretta dal professor Antonio Cossu.
A ricordare la necessità di un adeguato e tempestivo intervento è stato anche il professor Francesco Bussu durante lo stesso convegno dell'Ordine dei medici che ha visto la presenza del professor Jacopo Galli, direttore della Clinica otorinolaringoiatrica del Policlinico Gemelli di Roma che ha esposto una lezione magistrale sugli svuotamenti laterocervicali. «L’approccio inadeguato a un tumore maligno, ma anche benigno di testa e collo - ha detto Bussu -, può diventare una condanna. Asportare una lesione del collo o delle ghiandole salivari – ha proseguito – senza avere un quadro chiaro dell’origine della massa tumorale, significa peggiorare la prognosi del paziente, mettendo per lo più spesso a rischio il nervo facciale».
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