A.B.
6 giugno 2009
Gasdotto: Interpellanza in Provincia
Dieci consiglieri presentano un documento per discutere in aula la situazione, dopo la visita di Scajola in Algeria

SASSARI - E’ cronaca di questi giorni, confermata dalla visita ad Algeri del ministro Scajola, che i lavori del gasdotto “Galsi” inizieranno nel 2010, con l’obiettivo di completare l'opera entro la fine del 2012. Si tratta del metanodotto fortemente voluto dall’ex presidente Renato Soru, definito con la firma dell'accordo nel marzo 2008 ad Alghero, che collegherà i giacimenti di gas dell’Algeria con l’Italia e l’Europa, passando attraverso la Sardegna.
A tale proposito, è stata presentata un’interpellanza per la discussione nel Consiglio Provinciale di Sassari che pone alcune questioni e richiede chiarimenti in merito al compiuto utilizzo della “rete del metano” nell’intera Isola e, soprattutto, nel territorio del nord ovest. I consiglieri Alba Canu, prima firmataria del documento, Paolo Battino, Gianfranco Strinna, Gavino Sechi, Gianni Carbini, Antonio Tanca, Nicola Sanna, Gian Nicola Cabizza, Michele Pala e Carmelo Piras, hanno evidenziato che il progetto è nato, tra l’altro, per alimentare il territorio ed il polo di Porto Torres di una fonte energetica a basso costo e poco inquinante. Infatti, la quota riservata per l’alimentazione della centrale termoelettrica di Fiumesanto, si aggirava su un miliardo di metri cubi di gas algerino, praticamente oltre la metà dell’intero consumo previsto (circa un miliardo e mezzo a metro cubo) per l’intera Sardegna. In conseguenza a tale ipotesi di utilizzo, la Giunta Soru e l’“Endesa”, nell'accordo del gennaio 2007, avevano concordato che la termocentrale di Fiumesanto utilizzasse il metano al posto del carbone proprio per ragioni di minor inquinamento ambientale.
Ciò che preoccupa i consiglieri provinciali è che, a fronte di un investimento previsto che si aggira sui tremiliardi di euro, di cui circa settecentomilioni ipotizzati per i lavori in terra ferma in Sardegna, dall’analisi dei documenti pubblicati nei siti istituzionali e dalle diverse notizie di stampa, non emerge alcuna informazione o documento in cui si espliciti l’avvenuta progettazione o almeno programmazione, delle indispensabili diramazioni verso le aree non attraversate direttamente dalla condotta principale del gasdotto, ed in particolare verso l'area industriale di Porto Torres. Inoltre, non sono chiare quali siano le modalità e le garanzie di coinvolgimento dell’imprenditoria sarda nella realizzazione della complessa opera che segnerà il futuro sviluppo della Sardegna, considerato, tra l’altro che il consorzio Galsi è una Spa partecipata dalla Regione attraverso la “Sfirs” che, come è noto, detiene l’11.6percento del capitale societario.
Nell’interpellanza, si legge che il progetto, sviluppato interamente dalla Galsi (partecipata da “Sonatrach”, “Edison”, “EnelProduzione”, Sfirs e “Gruppo Hera”, a cui fa capo la società del gas sassarese “Medea”), prevede un tracciato noto da tempo con la realizzazione di una condotta completamente interrata, il cui punto d’approdo nell’Isola è Porto Botte, nel Sulcis, e quello conclusivo, dopo duecentonovanta chilometri, nelle vecchie saline di Olbia, ma niente è ancora chiaro circa la rete di distribuzione nel restante territorio isolano.
«Appare evidente - sottolinea Alba Canu - che, nel 2012, quando le opere di posa delle tubature del metanodotto saranno terminate, l’intera Italia e l'Europa potranno in parte affrancarsi dalla dipendenza dall’instabile mercato russo, con evidenti benefici economici e di tranquillità di approvvigionamento. E tale opportunità sarà stata possibile grazie al passaggio della condotta sulla terraferma: passaggio non indolore per l’integrità ambientale e paesaggistica della Sardegna. Per questo - prosegue - senza i rami di collegamento per la diramazione della rete del metano nel territorio del sassarese, il gasdotto non produrrà per l’intero nord ovest né per il resto dellìIsola, i benefici attesi da un’opera lungamente rivendicata dalla Sardegna, unica regione italiana privata da sempre di questa fonte energetica a basso costo, e l’Isola risulterebbe essere, in tal caso, solo “strumento” di collegamento tra l’Algeria e l’Italia/Europa».
I consiglieri chiedono di conoscere l'intera programmazione dell'opera e il coinvolgimento dell’imprenditoria sarda, e quali siano le azioni che la presidente e la Giunta intendono intraprendere, anche in collaborazione con le altre Province, a garanzia del completo sviluppo della rete del gasdotto nell’intero territorio della Sardegna e, in particolare, per l’area industriale di Porto Torres, Fiumesanto e la Provincia di Sassari con i suoi sessantasei Comuni».
Nella foto: Il ministro Scajola
|