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Antonio Burruni 6 febbraio 2007
Lo sportivo della settimana: Fabio Guido
Questa volta dedichiamo il nostro consueto angolo ad uno dei principali artefici dei successi dell’Eurospin Alghero nel campionato di serie C maschile di pallavolo. Guido è il presidente del sodalizio, ma continua ad indossare maglietta e pantaloncini sotto rete
Lo sportivo della settimana: Fabio Guido

ALGHERO – Fabio Guido, trentacinquenne leccese, è l’unico presidente di una squadra algherese che, nello scorso week-end, ha potuto festeggiare una vittoria. L’assenza del calcio nel fine settimana algherese, non fa certo bene allo sport e Fabio ha voluto dire la sua sull’argomento. «Quello che è successo la scorsa settimana, fa male a tutti gli sportivi, anche non appassionati di calcio. La dirigenza delle squadre di calcio, ed il sistema politico, dovrebbero avere il coraggio anche di copiare chi ha trovato, negli anni precedenti, una soluzione ai loro problemi. Parlo dell’Inghilterra. Bisognerebbe affidare la gestione degli stadi alle società, che così verrebbero maggiormente responsabilizzate. E, soprattutto, bisognerebbe applicare le leggi, che ci sono, ma rimangono lettera morta».

D: Come mai un ragazzino sceglie di giocare a pallavolo, invece di scegliere un altro sport?
R: «Io da piccolo giocavo a basket. Poi, verso i dieci-undici anni, spinto da Gianni, il mio fratello più grande, vero appassionato, mi sono avvicinato al volley e mi è piaciuto subito. Si può veramente dire che ho fatto tutto in questo sport. Arbitro, allenatore, giocatore, dirigente. Dopo i primi sette anni passati nelle squadra giovanili della mia città, mi sono trasferito ad Alghero, dove ho sempre giocato, con l’eccezione dell’esperienza in serie B2 con la Solo Volley Sassari, nella stagione 2003/04. Quest’anno sono diventato anche presidente della squadra e ormai mi sento algherese d’adozione».

D: Un tuo giudizio sul panorama pallavolistico nazionale, ma, soprattutto, locale.
R: «Il movimento è cresciuto molto negli Anni ’90, con le vittorie della nazionale allenata da Julio Velasco. Purtroppo però, la Federazione non ne ha approfittato nella maniera giusta. Non si è investito e lavorato sulla base. La situazione nazionale si riflette anche sulla realtà algherese. E’ una zona particolare, pallavolisticamente parlando. Effettivamente c’è poco materiale umano su cui lavorare e scegliere. Bisognerebbe fare una programmazione a lungo temine, ma ci mancano soprattutto le risorse logistiche, più che quelle finanziarie».

D: Ormai parlate tranquillamente di promozione o, per scaramanzia, non pronunciate la parola?
R: «No. Puntiamo a salire. Abbiamo iniziato la stagione con queste velleità e stiamo proseguendo. Potevano avere già da quest’anno un paio di elementi nuovi per la categoria superiore, ma i loro acquisti sono sfumati. Certo, ci guardiamo attorno. Ma siamo contenti di quello che abbiamo in casa. Poi un pizzico di scaramanzia non fa mai male. Non vogliamo fare il passo più lungo della gamba. Prenderemo qualche decisione quando la matematica dirà che siamo in B2».

D: Analizziamo un attimo il vostro girone. C’è una squadra che temete più delle altre?
R: «E’ un campionato strano. Anche l’Ina AssItalia Macomer, che è ultimo, lotta e da molto fastidio sul campo. Anche se poi, alla lunga, le varie componenti del nostro gioco, la parte fisica, tattica, nervosa, d’esperienza, fanno la differenza. Le avversarie più dure sono senz’altro la Gal Market Arzachena e le due squadre di Quartucciu (Audax e NCL75, ndr), che sono le più attrezzate a fare il salto verso la categoria superiore».

D: Nella doppia veste di presidente e giocatore, quali sono i tuoi rapporti con Camillo Matta, coach della squadra?
R: «Con Camillo va tutto benissimo. Lui è molto contento, perché finalmente vede i frutti del suo lavoro, iniziato sette anni fa. Nel 2000/01 abbiamo sfiorato la promozione. Finchè ne ha voglia, lui è un nostro punto fermo».

D: Vuoi lanciare un messaggio ai giovani algheresi?
R: «I giovani devono venire a vederci. Devono seguire la pallavolo. Sabato, durante la nostra gara, c’era un nutrito gruppo che ha fatto un tifo assordante. Il volley può entusiasmare, anche se non è uno sport di contatto. C’è l’atleticità del gesto, la forza fisica, la carica agonistica. Tutte cose che, guardate con attenzione, sono spettacolari e trasmettono una grossa carica di adrenalina».



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