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Antonio Sini
9 ottobre 2004
Corsi di formazione, un costo che la regione non può sostenere
La Regione sarda, lo scorso anno, ha speso per i corsi di formazione 40 milioni di euro. «E’ del tutto evidente -ha dichiarato Soru- come la riforma Moratti venga portata avanti senza copertura finanziaria»

Corsi di formazione professionale, tema scottante, ma Renato Soru, a costo di attirasi le ire di migliaia di persone, fra docenti, alunni e famiglie, “tocca” tasti dolenti e dice la sua verità. Divampano le polemiche, il tutto diventa oggetto di grande dibattito politico e non solo.
Ecco il Soru pensiero: «L'accordo Stato-Regione -ha spiegato il presidente della regione- per il triennio 2003-04, 2004-05, 2005-06 prevedeva un impegno finanziario di 100 milioni di euro, 95 dei quali di competenza statale e i restanti 5 a carico della regione. Fino ad adesso dal Ministero dell’Istruzione, sono stati trasferiti alle casse regionali solo 5 milioni di euro. Un'inezia se si considera che solo l’anno scorso la Regione sarda ha speso per questi corsi 40 milioni di euro. «E’ del tutto evidente - ha dichiarato Soru - come la riforma Moratti venga, portata avanti senza copertura finanziaria».
Per ciò che concerne la gestione del sistema dell’obbligo formativo operata sinora, Soru ha parlato di «irregolarità macroscopiche e di troppa distrazione nei processi di accreditamento degli enti formativi, nella verifica del lavoro svolto, nelle modalità di composizione delle classi e nei controlli sulla rendicontazione dei costi». Troppe deroghe. Si sarebbe arrivati, addirittura, a formazioni di classi composte da quattro o cinque alunni, nonostante la stessa legge prescrivesse un minimo di dieci per ogni classe. Soru sostiene che «l’obiettivo della Regione è quello di ridurre i costi delle lezioni dagli attuali otto euro e 40 centesimi all’ora per alunno a un massimo di cinque». Troppi secondo Soru anche gli iscritti nell’isola. Circa 5.000, lo stesso numero di regioni molto più popolose come la Lombardia. Evidentemente qualcosa non funziona come dovrebbe.
La soluzione del problema, complesso perché ruota su finanziamenti attualmente non disponibili, non è facile, ma bisogna impegnarsi per perseguire la possibilità da parte della Regione Sardegna di poter programmare iniziative formative finalizzate al reinserimento sociale e lavorativo dei giovani sardi .
Intanto il C.E.S.Fo.P (Coordinamento Enti Sardi Formazione Professionale) rigetta le soluzioni prospettate dal Presidente Soru: «Come già dichiarato -si legge nel documento- il Cesfop non si sottrae ne si sottrarrà a dare il proprio contributo alla soluzione dei problemi della Formazione sarda, ma non è assolutamente disponibile ad un approccio ai problemi che abbia come presupposto un mero calcolo economico». Il C.E.S.Fo.P. chiede di individuare i soggetti della formazione, un adeguamento dell'intero sistema, l'integrazione fra scuola e formazione e di definire di conseguenza l'impegno economico della Regione.
Nella foto: Renato Soru
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