Marco Vuchich
15 novembre 2004
La scuola algherese ha incrociato le braccia
Lo sciopero degli insegnanti paralizza la gran parte degli istituti scolastici cittadini. La protesta verteva sul mancato rinnovo del contratto e la mal digerita riforma Moratti

Lo sciopero della scuola, indetto da Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Cobas, ha avuto un notevole numero di adesioni in tutta la Sardegna e anche ad Alghero ha raggiunto percentuali rilevanti, sfiorando il 70% del corpo docente e del personale tecnico amministrativo. Mentre a Cagliari in cinquemila sfilavano in corteo per la centralissima Via Roma, la sonnacchiosa atmosfera catalana ha fatto da sfondo ad una silenziosa, ma pur sempre consistente presa di posizione degli insegnanti algheresi, moralmente uniti alla categoria nelle eclatanti proteste svoltesi nella capitale. Il contratto scaduto da un anno, l’ostracismo alla riforma Moratti e la richiesta di vitali investimenti nel comparto scuola sono i principali temi di uno sciopero annunciato da tempo, inasprito dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio che aveva reso palese l’impossibilità di dialogo con un Governo intenzionato a “tirar dritto sulle proprie riforme”.
In città, durante le scorse settimane, si sono succedute le riunioni tra i rappresentanti sindacali e il mondo della scuola, sempre più confuso dai decreti applicativi del Ministro Moratti, poco chiari e il più delle volte di difficile se non impossibile applicazione, il tutto condito da una frustrazione diffusa che lascia gli insegnanti costernati e ben consapevoli delle difficoltà future a cui la scuola pubblica andrà incontro. Il recente emendamento proposto in Finanziaria, che vedrebbe l’ulteriore taglio del 2% degli organici, pari a circa 14.000 cattedre, ha ribadito come la Scuola pubblica sia da sempre relegata a semplice serbatoio al quale, nel corso delle varie legislature, i Governi hanno attinto per finanziarsi. Non dimentichiamo, comunque, che il malessere di questi giorni parte da molto lontano e le prime avvisaglie si presagivano già ai tempi dell’abortita riforma Berlinguer, quando il ventilato "progetto di riqualificazione professionale degli insegnanti", per aggiornare il corpo docente, lasciava trasparire la possibilità di una contrazione d’organico, così come l’attuale introduzione del “tutor” voluta dal Ministro Moratti.
Intanto nelle scuole elementari cittadine si sta ancora aspettando quel “computer in ogni classe” che Berlusconi prevedeva con l’entrata in atto della nuova riforma. Ma la realtà è ben diversa dalle banalità che vengono ufficialmente diramate sui media: gli interessi degli alunni sono messi quotidianamente in disparte, privilegiando quell’assurda politica economica che vuole la nascita dell’insegnante unico nella scuola primaria, una manovra volta alla sola diminuzione di personale da affiancare al lento ma inesorabile impoverimento dei finanziamenti che stanno mortificando l’intero mondo dell’istruzione.
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