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Stefano Soro
18 marzo 2005
18 marzo, giornata di sciopero anche per la scuola
Sono principalmente 5 i punti che hanno indotto il comparto scuola a scioperare

ALGHERO - Nella giornata di oggi, 18 marzo, hanno incrociato le braccia non solo i lavoratori pubblici per il rinnovo del contratto, ma si è fermata anche la scuola per manifestare contro la riforma proposta dal Ministro dell’Istruzione Letizia Moratti. Sono principalmente 5 i punti che hanno indotto il comparto scuola a scioperare: la salvaguardia degli organici e dell’offerta formativa, la salvaguardia delle prerogative dell’autonomia scolastica e il rispetto del contratto di lavoro, la garanzia del carattere nazionale del sistema di istruzione del secondo ciclo contro ogni deriva regionalista, l’unitarietà del sistema di istruzione e il più fermo rifiuto della regionalizzazione prevista dalla devolution. Il passaggio dell’istruzione alle regioni non piace a docenti e persone che fanno parte del mondo scolastico. Criticata dalle associazioni sindacali anche la riduzione del percorso da cinque a quattro anni nell’istruzione professionale, la riduzione dell’orario dalle attuali 40 ore settimanali a 30 ore, delle quali il 25% non obbligatorio. Non solo istruzione professionale, ma anche licei; proprio in questi si prevede un orario obbligatorio che va dalle 23 alle 28 ore e una sostanziale riduzione in termini quantitativi e qualitativi dell’offerta formativa. Materie come matematica applicata e trattamento testi rischiano di scomparire così come educazione fisica corre il rischio di essere dimezzata. In generale, secondo i sindacati, molte materie, tra le quali la lingua inglese, lettere, matematica e scienze subiranno riduzioni. Anche ad Alghero si stanno alzando cori di protesta nei confronti della proposta di legge. Il 17 marzo il Collegio Docenti del Liceo scientifico si è riunito esprimendo «il suo netto rifiuto alla bozza di schema di decreto per l’attuazione della Riforma Moratti nella secondaria superiore», chiedendo l’abrogazione della stessa riforma e auspica ci possano essere «riforme condivise dal basso mediante forme democratiche di discussione, che coinvolgano tutto il mondo della scuola: i docenti in modo particolare, come personale qualificato, tutti gli operatori, gli studenti, le famiglie, le associazioni professionali e sindacali».
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