G.A.
18 marzo 2014
Porto Torres, il mare si tutela in kayak
Intervista al kayaker ambientalista Sergi Rodríguez Basoli, l´ingegnere ventinovenne di Barcellona, che continua la sua opera di testimonial dell’associazione Oceana, la Ong che tutela gli oceani del pianeta

PORTO TORRES - Nuovamente a Porto Torres, l'ingegnere ventinovenne kaiaker di Barcellona, per continuare la sua opera di testimonial dell’associazione Oceana. Oceana è una organizzazione non governativa che si occupa di tutelare gli oceani del pianeta. Gli oceani sono in crisi a causa della pesca eccessiva, l'acidificazione e la distruzione dell'habitat. Oceana lavora a livello internazionale per alleviare questi ed altri problemi attraverso campagne di orientamento politico. In particolare Sergi è promotore del progetto Mednet.
In cosa consiste il progetto Mednet?
«Mednet è un progetto che ha voluto sviluppare Oceana per portare dal 4% attuale al 10-12% le aree marine protette nel mar Mediterraneo, questo perché l’attuale quota di aree protette non sono sufficienti per garantire un ripopolamento sufficiente delle specie marine a causa delle attività di pesca intensive».
E’ possibile seguire il tuo viaggio ?
«Si, attraverso il mio blog personale (da cui è tratta la foto di copertina che ritrae le coste turritane), dove pubblico le foto dei luoghi che visito in kayak e dove spiego il perché di questo mio viaggio e la sua funzione, ovvero quella di consegnare al Ministero dell’Ambiente di ogni paese che visiterò (Spagna, Francia, Principato di Monaco, e Italia per il momento) un documento dove vengono descritte le ragioni del progetto di Oceana».
Perché il kayak?
«In precedenza avevo già fatto una lunga traversate in kayak attorno alla penisola iberica. Il viaggio durò circa sei mesi durante i quali tramite il blog, la tv, la radio e la stampa ottenni un po’ di attenzione da parte dei media, allora per il secondo viaggio ho pensato di utilizzare questa “energia” mediatica per aiutare una causa, per essere portatore di un messaggio che condivido e che è il messaggio del progetto Mednet. In altre parole è un documento di testimonianza che dice “Io sono venuto nel tuo paese in kayak, un iniziativa un po’ fuori dal comune, non per un motivo individuale, ma per dare un allarme, per trasmettere non solo l’importanza del problema bensì l’urgenza del doverlo affrontare”. Per tanto il fatto di attraversare il mediterraneo in kayak serve ad ottenere quella visibilità ed attenzione necessaria per far pressione politica affinchè il problema venga preso in esame quanto prima da coloro che possono porvi rimedio».
Hai sentito parlare della situazione ambientale locale?
«Si, i ragazzi del Pangea mi hanno messo al corrente della questione delle bonifiche».
Cosa pensi del progetto che prevede le trivellazioni nel mediterraneo per cercare giacimenti di idrocarburi?
«Sono totalmente contrario».
Fin dove pensi di arrivare con tuo kayak?
«Per il momento con la volontà e se non mancherà l’energia l’obbietivo sarebbe quello di raggiungere le coste della Grecia e successivamente prendere la decisione se proseguire verso il mar Nero o continuare lungo le coste del mediterraneo verso la Siria, il Libano e Israele. E’ importante capire che lo scopo non è quello di raggiungere un luogo ma di conoscerlo e di viverlo e che soprattutto non sono qui per dire a nessuno che deve essere più ambientalista o più ecologico nel suo modo di viviere, perché questo non funzionerebbe, deve essere un cambiamento culturale che deve nascere dentro di noi».
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