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Red
22 ottobre 2008
Mannaia sull´Istituto Agrario «Tedde chiami Berlusconi»
Emergenza dietro l´angolo per lo storico Istituto di Santa Maria la Palma. Scuola inserita nel lungo elenco di scuole sarde "bocciate" dal duo Gelmini-Tremonti e destinate a chiudere

ALGHERO - E’ a rischio chiusura l’Istituto Agrario di Santa Maria La Palma e il suo convitto. A dirlo sono i dati stessi della scuola, quei parametri al di sotto dei quali una scuola non può più esistere, parola dei Ministri Gelmini e Tremonti, rispettivamente all’Istruzione e alle Finanze. La scuola di Santa Maria La Palma, di fatto, è inserita in un lungo elenco di scuole sarde a rischio chiusura, un elenco di proscritti che deve portare al ridimensionamento complessivo della scuola sarda.
Senza entrare nello specifico di una “riforma” che già dalla prima ora ha numerosissimi oppositori, è bene sottolineare quanto sta accadendo da diversi anni nel territorio di Alghero, e cioè il cammino a ritroso della scuola superiore. La chiusura dell’IPA di Santa Maria La Palma rappresenta un ulteriore impoverimento dell’offerta formativa e scolastica del territorio, in particolare in un settore strategico dell’economia: quello agricolo.
Lo scorso anno la città ha perso il corso di Lavorazione del Corallo dell’Istituto d’Arte di Maria Pia, anni fa quelli di Padrone Marittimo e di Operatore della Moda dell’IPIA della Pietraia. Di fatto da domani uno studente algherese che si affaccia alle scuole secondarie di 2° grado vede ridotte le sue possibilità di scelta, e la prospettiva alla lunga è ancora peggiore.
Nel caso specifico dell’Istituto Agrario sono mancate politiche scolastiche mirate che potessero risollevare le sorti della scuola, in crisi da diversi anni, insieme al settore di diretta competenza, cioè l’agricoltura. La chiusura della scuola però non migliora la situazione, perché ci si chiede come si potrà potenziare e specializzare l’agricoltura del territorio, orfana della formazione di base. La chiusura di questa scuola è la chiusura di una possibilità, di una prospettiva: così ci neghiamo l’agricoltura di domani, il biologico, la biodiversità. Già oggi invece i nostri mercati, almeno per il 70%, sono riforniti con ortaggi e frutta continentale, se non proveniente dall’estero.
A lanciare l'allarme è il gruppo di Città Solidale, che precisa come la speranza è che i politici locali, specialmente quelli presenti nelle istituzioni, sappiano difendere la specialità di questa scuola e ridarle slancio, «magari puntando sul recupero produttivo delle aziende di Surigheddu e Mamuntanas, facendo intravedere ai giovani quali possibilità economiche ed occupazionali offre un’agricoltura legata al territorio e specializzata nelle produzioni di qualità, che ad Alghero non mancano e possono essere fortemente potenziate».
Città Solidale suggerisce la convocazione di una "Conferenza di Servizi" mirata a sbloccare la situazione delle aziende di Surigheddu e Mamuntanas, di proprietà della Regione. «Tutte le indagini economiche di largo respiro dicono che c’è un ritorno all’agricoltura, noi invece ci stiamo facendo chiudere l’unica scuola di formazione del settore presente nel territorio».
«Considerata la fitta corrispondenza del nostro Sindaco con il presidente del consiglio Berlusconi - conclude Città Solidale - ci piace pensare che Tedde risponda a questo appello con un’altra lettera, chiedendo al capo del governo nazionale il mantenimento dell’Istituto Agrario nel nostro territorio, con l’impegno dell’amministrazione civica di fare di Alghero quello che già è stata in passato: un importante centro agricolo della Sardegna».
Nella foto l'Istituto Agrario di Santa Maria la Palma
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