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Sara Alivesi 20 novembre 2008
Università: «100 precari ad Alghero»
E´ il numero dei lavoratori senza sicurezza che anche nella facoltà algherese si sentono vittime di un sistema che non da voce ai lavoratori di "serie b". Parla un tutor 40enne
Università: «100 precari ad Alghero»

ALGHERO - Mentre i riflettori sulla protesta del mondo della scuola sembra si siano spenti negli ultimi giorni, ad Alghero si discute di Facoltà e universita, oltre che di formazione e servizi per gli studenti. Vinicio Bonometto è un “tutor” di 40 anni della facoltà di architettura di Alghero, vive intensamente una protesta che potrebbe cambiare il loro futuro, o una parte di esso.

Le critiche alla riforma Gelmini e le vostre proposte.
«La legge 133 è una legge che dobbiamo respingere in maniera totale e globale e nemmeno trovare dei modi di concertazione con questa perché quelli portati avanti fino a questo momento che sono stati mirati ad accontentare gli uni piuttosto che gli altri, hanno provocato dei peggioramenti addirittura rispetto al testo originario. Ci sono delle proposte da parte dei comitati autogestiti e autoorganizzati che danno progettualmente delle indicazioni per una riforma vera dell’università e non una riforma dei tagli come finora è stato fatto, che penalizza soprattutto chi non ha voce o ne ha meno come gli studenti, i precari e i professori non di prima fascia».

Come aderisce la vostra facoltà alla protesta?
«In ambito algherese il comitato è stato costituito la settimana scorsa. Io sono stato delegato per rappresentare tutti i precari che sono circa un centinaio e che sono organizzati all’interno della facoltà secondo varie forme: dal dottorando al professore a contratto (dalle 10 alle 60 ore); dai tutor agli amministrativi; fino ai vari manager della didattica. La prima volta che noi precari ci siamo incontrati è stato un po’un evento storico e abbiamo deciso di intervenire su varie direzioni. In primo luogo: aderire al comitato; poi respingere per intero la legge 133 e; infine, costituire un’assemblea permanente che elegga dei rappresentanti che partecipino ai consigli direttivi di facoltà, nonché riunirci settimanalmente per focalizzare le nostre rivendicazioni. La nostra partecipazione è ampia, per ora ci adeguamo alle iniziative nazionali ma non escludiamo che possiamo intraprenderne di nostre autonome, come peraltro abbiamo già fatto».


Nella foto Vinicio Bonometto
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