«Se crediamo nel valore di un´istruzione di qualità per i nostri figli non possiamo accettare la messa in discussione di alcun posto di lavoro»
CAGLIARI - «Domani attendiamo, a maggior ragione, il Presidente Cappellacci in Consiglio regionale per discutere del disastroso stato della scuola sarda»: è la posizione del capogruppo del Partito democratico Mario Bruno, per il quale l'
annuncio odierno su una rimodulazione dell'accordo tra l'assessore dell'Istruzione Baire e il ministro Gelmini «non esonera Cappellacci dal dibattito sulle mozioni del centrosinistra e dei sardisti che chiedono l'annullamento di quell'accordo».
«Rimodulazione è una parola innocua con cui il presidente vuole mascherare la clamorosa retromarcia della Regione – continua Bruno – In sostanza, oggi si sta dando ragione alle iniziative che da mesi mobilitano il Partito democratico e l'intero centrosinistra, gli enti locali, i sindacati e soprattutto gli operatori della scuola».
D'altra parte, insiste l'esponente del Pd, «chi mai potrebbe ritenere vantaggioso un accordo indecente che non vede lo Stato stanziare un euro a nostro favore e invece impegna la Regione a stornare 20 milioni di risorse proprie destinati ai progetti contro la dispersione scolastica e di sostegno agli studenti con disabilità per fornire occasioni di impiego temporaneo ad una minima parte degli insegnanti rimasti senza posto?».
«Non abbiamo bisogno di un semplice aggiustamento dei patti – dice Mario Bruno – La Giunta regionale potrebbe rimediare a questo ennesimo scivolone solo aprendo una forte vertenza col governo nazionale per ottenere un piano generale di riqualificazione della scuola e dell'istruzione pubblica nella nostra Isola e scongiurare, anche per via del carattere speciale dei territori interni e montuosi della Sardegna, la chiusura della scuole».
«Se crediamo nel valore di un'istruzione di qualità per i nostri figli non possiamo accettare la messa in discussione di alcun posto di lavoro». Perciò il Consiglio regionale «ha il dovere di promuovere fin da domani un dibattito serio, che eviti strumentalizzazioni e soprattutto danni maggiori di quelli già prodotti dal governo centrale e da questa subalterna Giunta regionale».