Potrebbero appartenere ai sardo-genovesi dell’Alghero pre-catalana gli scheletri venuti in luce in questi giorni nel cimitero del Quarter ad Alghero. Lo Quarter potrebbe essere il cimitero medioevale più importante d´Italia
ALGHERO - Potrebbero appartenere ai sardo-genovesi dell’Alghero pre-catalana gli scheletri venuti in luce in questi giorni nel cimitero del Quarter ad Alghero. Alla fine del Duecento, i defunti vennero sepolti in fosse singole,scavate nella roccia ed allineate, rese visibili da piccoli tumuli di terra e pietre. E non è un caso che i caratteri antropologici dei primi scheletri emersi siano ben distinguibili da quelli quattro-cinquecenteschi, successivi alla cacciata dei sardo-liguri ed all’arrivo dei pobladors catalani in città.
Sotto le spettacolari trincee sepolcrali della peste, ecco emergere il più antico cimitero medievale della città, con una cronologia che i primi dati orientano verso il 1280-1300. E’ davvero eccezionale la prospettiva che si è aperta con il recupero di resti scheletrici dei primi abitanti della città: il cimitero di San Michele – un vero e proprio recinto della memoria della città - ci accompagna ormai nelle trasformazioni etniche di Alghero nel corso di circa quattro secoli.

Sono oltre 85 le tombe scavate dagli archeologi negli ultimi dieci giorni, prevalentemente databili da Trecento al Quattrocento. Anche per questo motivo, lo scavo archeologico è di grande complessità, con almeno 5 fasi cronologiche che si intrecciano fra loro e che fanno di questo cantiere una sala operatoria all’aperto. Un coinvolgimento diretto anche dell’Università di Sassari, in stretta sinergia con la Soprintendenza Archeologica di Sassari e con il Comune di Alghero: gli archeologi che lavorano nel cantiere sono infatti quasi tutti laureati in Archeologia nell’Università di Sassari, così come gli studenti, ancora impegnati nel percorso didattico presso la Facoltà di Lettere dello stesso Ateneo.
«Un numero che porta a quasi 600 gli scheletri finora emersi nello scavo - afferma il Prof. Marco Milanese, Ordinario di Archeologia Urbana (l’unica cattedra in Italia dedicata a questo tema) nella Facoltà di Architettura e di Archeologia Medievale presso la Facoltà di Lettere nell’Università di Sassari e Direttore scientifico delle indagini. Un numero molto alto, che colloca il ritrovamento di Alghero tra i più vasti cimiteri medievali italiani finora noti. Mi tengo prudente, ma quello scoperto ad Alghero è certamente tra i 2-3 più importanti d’Italia e si avvia rapidamente ad essere il primo».

L’ultima novità importante in ordine di tempo è la scoperta del muro di delimitazione del cimitero medievale, di cui si ignorava l’esistenza, costruito tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento. «E’ un ritrovamento che getta una luce straordinaria su almeno tre secoli di storia di questo ampio settore della città in quanto dimostra che il corpo di fabbrica a stecca giunto fino a noi con la funzione di biblioteca civica si fonda su strutture più antiche, che riportano indietro nel tempo di sette secoli e che hanno condizionato l’andamento delle fabbriche più recenti».
Probabilmente nato con il cimitero, attorno al 1300 ma forse qualche tempo prima, prosegue il Prof. Marco Milanese, il muro fungeva al contempo da delimitazione dell’area consacrata e da contenimento, in corrispondenza di un dislivello di quota di alcuni metri, ancora esistente tra il piano attuale dell’ex Collegio gesuitico e via Carlo Alberto. «Le sepolture più antiche – alla fine del Duecento - erano fosse tagliate nella roccia e rese riconoscibili in superficie da pinnacoli di calcare e forse tumuli di pietre e terra. La disposizione delle tombe più antiche è già condizionata con chiarezza dal muro del cimitero, che era già stato realizzato e per questo motivo esse risultano allineate con cura in prossimità della struttura».

«Lo spazio disponibile per il cimitero si esaurì nel giro di un paio di generazioni, se attorno al 1350 fu effettuato un riempimento di terreno per organizzare un nuovo strato di tombe», precisa Milanese. E poi ancora, successivamente, altre tre fasi principali di crescita del cimitero, fra le quali le trincee della peste, tutte sostenute dal muro del cimitero, che era costruito con pietre legate con argilla e sommariamente protetto e rinforzato con calce sulla superficie. Il muro medievale mantenne la sua funzione fino ai primi anni del 1600, quando il cimitero fu spostato a Santa Maria.
«I Gesuiti utilizzarono la struttura per chiudere lo spazio del chiostro del Collegio, scandito da lesene, un’altra scoperta realizzata negli scavi e che permette di ricostruire in modo puntuale questo spazio tra il 1600 e la fine del 1700. E’ quasi come aver ritrovato in una cineteca un filmato che descrive quanto è avvenuto in quest’area dalla nascita della città fino ad oggi. Un elemento nuovo per la storia di Alghero medievale - conclude il Prof. Marco Milanese - e per la ricostruzione della sua organizzazione spaziale e della sua topografia, una chiave che cambia radicalmente il nostro modo di vedere questa porzione della città storica».
Nelle foto: Lo scavo di una sepoltura trecentesca e la messa in luce del livello cimiteriale più antico a contatto con la roccia; i particolare di una delle sepolture singole venute in luce negli ultimi giorni di scavo