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S.A.
3 febbraio 2012
Tagli a scuola: sindacati accusano Regione
Cgil, Cisl e Uil accusano l´esecutivo di subire i diktat ministeriali, di non avere ancora una legge regionale sul diritto allo studio e propongono di attendere un anno per le operazioni di dimensionamento

CAGLIARI - «Preoccupati» si definiscono i rappresentanti delle organizzazioni sindacali Cgil Cisl Uil confederali e di categoria in Sardegna per la situazione della scuola e dell'istruzione nell'isola. Ultima in ordine di tempo quella sul dimensionamento della rete scolastica «in cui, al solito, prevalgono ragioni di bilancio e di taglio invece della garanzia del diritto all’istruzione e della qualità del servizio scolastico».
Un processo che i sindacati definiscono come «un percorso frettoloso che si traduce in un taglio netto di un ragguardevole numero di autonomie scolastiche» e per questo «non condivisile», oltre ad «essere stati messi di fronte al fatto compiuto, con la deliberazione di giunta adottata prima che si concludesse il confronto in corso, nonostante l’Assessore regionale avesse fatto intendere che ciò non sarebbe avvenuto».
«Ancora una volta la Regione rinuncia a svolgere il proprio ruolo di rivendicazione dell’autonomia regionale, alla sua specialità, ad aprire una vertenza con lo Stato sul tema dell’istruzione e formazione in Sardegna». Senza una propria legge regionale sul diritto allo studio e di riforma del sistema di istruzione e formazione, la Regione «subisce passivamente, anche in una materia di sua esclusiva competenza quale è il dimensionamento e la riorganizzazione della rete scolastica, gli indirizzi ministeriali, che prevedono per la Sardegna un ulteriore sensibile depauperamento di risorse preziose per il sistema scolastico sardo». Per questo i sindacati chiedono «il rinvio delle operazioni di dimensionamento di almeno un anno, con il contestuale avvio di un processo volto a dotarci di adeguati strumenti normativi, a definire il giusto modello e sistema organizzativo di scuola in Sardegna, alla rivendicazione delle adeguate risorse dallo Stato».
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