A.B.
30 marzo 2013
Consumo Energia: Sardegna tra le prime
L’Isola è alle spalle di Valle d’Aosta e Lazio per consumo domestico pro capite. La Cna Sardegna chiede un piano straordinario regionale

CAGLIARI - «Nella finanziaria misure di scarsa efficacia, la Regione punti su un piano straordinario di riqualificazione ed efficientamento energetico del patrimonio edilizio». Questa la richiesta della Cna Sardegna, che ha analizzato come l’Isola si classifichi ai primi posti tra le regioni italiane per il consumo di energia elettrica ad uso domestico. Nel 2011, il consumo energetico per i servizi generali degli edifici isolani (illuminazione, riscaldamento, ascensori, autoclavi), dopo aver registrato negli ultimi dieci anni un incremento superiore alla media nazionale (1,4percento annuo, contro lo 0,8percento), si è assestato, in termini pro-capite, ai vertici del panorama regionale italiano, dove la Sardegna risulta attualmente alle spalle solo di Valle d’Aosta e Lazio. Secondo la Cna, soltanto un’adeguata programmazione ed incentivazione da parte della Regione, con interventi di riqualificazione energetica dei fabbricati esistenti, può rappresentare in questo momento di crisi una vera e propria boccata d’ossigeno per il settore delle costruzioni (giunto al settimo anno di recessione in Sardegna) e per le famiglie sarde, nell’87percento dei casi proprietarie dell’abitazione in cui vivono (la media nazionale è dell’81percento), che versa spesso e volentieri in pessime condizioni.
«Negli ultimi anni in Sardegna si è investito molto sugli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili - spiegano Bruno Marras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna - ma la nostra regione, come peraltro il resto d’Italia, è in fortissimo ritardo sulla tabella imposta dal protocollo di Kyoto per il contenimento dei consumi energetici». Infatti, lo studio Cna evidenzia come quasi il 16percento dei consumi energetici nella nostra regione siano attualmente coperti dall’energia prodotta dalle fonti rinnovabili (percentuale largamente superiore al dato nazionale pari all’11percento) mentre solo nel 2005 la stessa percentuale fosse pari appena al 3,2percento. «Lo sviluppo così rapido del settore è stato reso possibile dalla forte incentivazione di cui gli impianti rinnovabili hanno goduto, condizione che ha riguardato soprattutto i grandi impianti, spesso sostenuti da processi di tipo speculativo che consumano territorio, sottraggono aree agricole di qualità, pongono problemi rilevanti di compatibilità paesaggistica e non i piccoli impianti a rete su cui è necessario ancora puntare».
Secondo la Cna, il principale contributo alla soluzione del problema energetico in Sardegna, nonché una grande opportunità per il settore delle costruzioni, è quello che la ricerca chiama i “Negawatt”, cioè i Megawatt non consumati grazie ai miglioramenti dell’efficienza energetica. E’ qui che entra in gioco la riqualificazione del patrimonio edilizio anche e soprattutto in termini di efficientamento energetico. «Oggi in Sardegna (come in Italia) l’edilizia è il colabrodo dell’energia - dichiarano Marras e Porcu - per via dell’anzianità del parco edifici, per l’assenza di manutenzione programmata e anche per la progressiva perdita, avvenuta negli ultimi decenni, della relazione tra edilizia e caratteristiche climatiche dei territori. Spiace che la Regione nel predisporre la manovra di bilancio per il 2013 paia considerare irrilevanti le opportunità che possono venire da un piano straordinario di riqualificazione ed efficientamento energetico del patrimonio edilizio (con priorità per quello pubblico) in termini di rilancio dell’economia e dell’occupazione e si concentri al contrario nel predisporre interventi di nessuna efficacia perché di natura esclusivamente assistenziale e non in grado di rilanciare la domanda e promuovere “lavoro vero”,quello che si aspettano migliaia di imprese e disoccupati sardi».
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