Sara Alivesi
14 settembre 2013
Disabile algherese in classe, no grazie
La scuola elementare di Santa Maria La Palma nega l´iscrizione di un bambino dislessico a causa di un normativa ministeriale che impedisce la permanenza in aula di oltre tre studenti disabili insieme. La madre è ricorsa alla tutela legale

ALGHERO - Suonano le prime campanelle del ritorno a scuola. Con le inevitabili polemiche sui tagli, i pochi insegnanti e le acrobazie dei dirigenti a far quadrare i conti senza ricadute gravi sulla didattica. Ma soprattutto con le emozioni dei protagonisti: gli studenti piccoli e adolescenti che dopo un'estate di mare e vacanze ritrovano i compagni o spesso sono ansiosi di incontrarne altri dopo un trasferimento. E' quello che è successo a Pietro (il nome è di fantasia) un bambino algherese di 9 anni che, a causa di una situazione familiare economicamente svantaggiata, si è visto costretto a lasciare la vecchia scuola per trasferirsi all'“Istituto Comprensivo n. 3” di Santa Maria La Palma, dove la madre, separata dal padre, ha trovato due mesi fa un appartamento con un affitto meno caro dove vivere.
Pietro è dislessico, una disabilità non grave ma che necessita comunque di un insegnante di sostegno per qualche ora (poche). Un ostacolo invalicabile, pare, per la direttrice dell'istituto elementare in borgata che, avendo già tre disabili in classe, non avrebbe autorizzato l'ingresso del bambino. A darle ragione ci sarebbe una normativa ministeriale, che non consente la permanenza in una stessa aula di quel numero di studenti diversamente abili. L’alternativa prospettata dalla dirigente è l'iscrizione in altro plesso, ovviamente non nello stesso centro urbano, dove la scuola primaria in questione è l'unica esistente. Ipotesi quasi irrealizzabile per una madre che lavora, con un altro figlio che frequenta la scuola media della stessa borgata, e che ha già ottenuto l'autorizzazione a far frequentare i nuovi istituti dal giudice tutelare, intervenuto dopo il divieto del padre, affidatario congiunto dei bambini.
Peccato che l'ex marito non avrebbe provveduto nemmeno un mese al mantenimento dovuto (godendo della casa familiare) e l'ex compagna deve provvedere alla famiglia con un orario lavorativo ridotto a causa della crisi. Tradotto nei termini dell'economia domestica, poco congeniale ai burocrati romani, significa che anche un litro di benzina incide sui conti di fine mese. Ma che una dirigente, che vive e lavora all'interno di una comunità, dovrebbe più facilmente comprendere. Intanto Pietro chiede alla madre il perché a scuola non l'abbiano voluto i primi due giorni. E la madre ha deciso di tutelarsi legalmente e rivolgersi all'avvocato algherese Bastianina Cocco che ha già annunciato battaglia qualora il divieto si prorogasse ancora.
«Ritengo doveroso evidenziare come, a prescindere dal merito della normativa vigente e dalle opportune valutazioni sulla sua applicazione, siano stati ancora una volta calpestati diritti dei più deboli e dei più piccoli - ha dichiarato il legale - e come non si possa restare inerti di fronte ad una grave violazione del sacrosanto diritto allo studio, ancora una volta in danno ad un minore affetto da handicap. Pertanto qualora il diniego all’iscrizione dovesse persistere e si ravvisassero eventuali responsabilità, verranno esperite tutte le opportune azioni a tutela dei soggetti coinvolti».
Foto d'archivio
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