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4 maggio 2006
Approvato il Piano Urbanistico Provinciale
L´iter era iniziato nel 1996 con la giunta Soddu. «E´ l´esempio di come vorremmo governare» ha commentato il presidente Alessandra Giudici

SASSARI - Questa mattina il consiglio provinciale ha approvato all’unanimità il Piano urbanistico provinciale, portando a compimento un iter avviato già nel novembre del 1996 dalla giunta presieduta da Pietrino Soddu. Un traguardo politico di grande rilievo, che di fatto permette all’amministrazione provinciale di dotarsi di uno strumento necessario, fondamentale, attraverso cui concertare con Comuni, Regione e tutti gli altri attori locali le scelte più adeguate per il territorio. Ma al di là del dato politico, la soddisfazione deriva dalla qualità del documento approvato dall’aula consiliare. Qualità che riguardano tanto il metodo quanto il contenuto. «Il Piano provinciale, per sua natura, non è in grado di porre vincoli o di imporre prescrizioni, ma è l’esempio più chiaro di come vorremmo governare», è il commento del presidente della Provincia, Alessandra Giudici, che avendo la delega alla Programmazione ha seguito personalmente i vari passaggi che si sono succeduti negli ultimi mesi. Secondo Giudici «il metodo seguito per la stesura del piano, e che intendiamo seguire nel corso della sua applicazione, è proprio quello del confronto, della discussione e dell’accordo con chiunque sia chiamato ad assumere decisioni determinanti per lo sviluppo del nord-ovest Sardegna, sia sul piano produttivo e urbanistico, sia sul piano della tutela ambientale, archeologica e culturale». Confronto e concertazione che «d’ora in poi potrà basarsi su una poderosa e minuziosa conoscenza del territorio», osserva il vicepresidente dell’esecutivo di piazza d’Italia, Franco Borghetto, che entra nel merito dei contenuti del Pup per sostenere che «si tratta del più completo documento di analisi e studio del territorio, tanto che già il legislatore regionale se n’è servito per la definizione del Piano paesaggistico regionale». Il lavoro svolto dall’Ufficio del Piano, che fa capo proprio alla Programmazione, negli ultimi mesi è passato sotto la lente d’ingrandimento della giunta e delle commissioni consiliari, alle quali è spettato il compito di recepire e integrare le osservazioni – poche e di natura tecnica, a dire il vero – fornite da alcune amministrazioni comunali. Alla fine il risultato è un Piano che «fornisce un preciso quadro conoscitivo dell’intero territorio, individua modelli e termini di paragone attraverso cui interpretare il livello di criticità legato a un determinato utilizzo delle varie aree, ipotizza le soluzioni più plausibili per un corretto sfruttamento del patrimonio naturalistico, culturale, industriale e antropico» come spiegano i tecnici che hanno partecipato alla stesura finale del Piano. «Il piano arriva dopo dieci anni, ma individua una volta per tutte il metodo operativo per la pianificazione territoriale e definisce il ruolo della Provincia, cui spetta il compito di promuovere nel suo territorio processi decisionali condivisi», commenta Carmelo Piras, presidente della commissione Ambiente del consiglio provinciale. In particolare, l’individuazione delle aree da tutelare «ci affida un compito di salvaguardia da cui non possiamo esimerci», è il parere del consigliere Gavino Sechi. Per Sechi «uno sviluppo equilibrato deve fondare proprio sulla necessità di evitare ulteriori violenze sull’ambiente, sulla cultura e sulla storia». Un lavoro che ha ispirato la filosofia degli interventi regionali in tema di tutela del paesaggio, e che «permette a questa amministrazione di appropriarsi di quel ruolo di interlocutore diretto con i propri cittadini, coi cittadini di tutta la Provincia che abbiano a cuore lo sviluppo di tutto il territorio», afferma Alba Canu. Ma proprio per questo, insiste, «l’Ufficio del Piano merita la massima attenzione e gli strumenti necessari per continuare a operare». Secondo Giommaria Deriu, consigliere provinciale di lungo corso, «l’esistenza di uno strumento di indirizzo e non prescrittivo faciliterà la condivisione degli accordi di programma che verranno siglati in vista della definizione dei piani di settore». Apprezzamento anche dall’opposizione, anche se per Giannetto Satta «resta da vedere se l’autonomia operativa del territorio, stabilita proprio dalla previsione di un Piano urbanistico provinciale, sopravivrà alle scelte della Regione in materia urbanistica e ambientale». Stessa perplessità manifestata da Antonio Doneddu, secondo cui «bisognerebbe prendere esempio, anche a livelli più alti, della scelta di individuare le linee di governo paesaggistico del territorio attraverso la concertazione e il confronto con i Comuni e gli altri attori in campo». Ma il pericolo che il Piano non consenta alla Provincia di vincolare o mediare le scelte della Regione, per Nicola Sanna non esiste. «Nel momento in cui sarà chiaro e definito il quadro delle scelte fatte da Cagliari – dice – sarà più chiaro anche il ruolo che ci verrà affidato. E in quel momento, disporre di uno strumento come il Piano paesaggistico provinciale sarà fondamentale».
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