M. P.
22 aprile 2015
Cgil e Cisal: «Fiumesanto risorsa da salvare»
«La Centrale Termoelettrica di Fiume Santo non è un "Inferno" e i lavoratori non sono demoni impegnati nell´inquinarere». Così i segretari provinciali Filctem-Cgil Massimiliano Muretti e Cisal Alberto Quadu

PORTO TORRES - «La Centrale Termoelettrica di Fiume Santo non è un "Inferno" e i lavoratori in essa impiegati, diretti e indiretti, non sono demoni del male impegnati nell'inquinare il territorio e nascondere prove». A sostenerlo sono il segretario generale della Filctem Cgil di Sassari, Massimiliano Muretti e il segretario generale della Cisal FederEnergia di Sassari, Alberto Quadu che “salvano” la centrale di Fiume Santo affinchè ritorni ad essere una risorsa per l'intero territorio e per tutta la Sardegna. Secondo i sindacati la produzione di Energia Elettrica a basso costo è l'unico elemento capace di rilanciare l'economia, e la sola fonte di produzione in grado di abbattere il costo energetico è il carbone: un combustibile sicuro.
Trasporto, stoccaggio e movimentazione, non comporterebbero i rischi propri dei combustibili liquidi, i quali sarebbero la causa dei danni ambientali di cui si parla in questi giorni. «I lavoratori che operano e hanno operato nella centrale, rappresentano l'eccellenza. Tutti i lavoratori e tutte le organizzazioni sindacali di categoria, in questi anni, hanno manifestato il disagio e le preoccupazioni derivanti dalla gestione posta in essere dalla società tedesca», affermano le segretarie provinciali Cgil e Cisal. Le principali rivendicazioni dei sindacati richiamate nella vertenza E.On sono sempre state riferite ai temi ambientali, ed avevano come obiettivo la costruzione della nuova unità a carbone in sostituzione dei vecchi impianti alimentati a olio combustibile.
«Nel tempo – ricordano i segretari Muretti e Quadu - si è aggiunto il tema dei desolforatori dei gruppi 3 e 4, sui quali rivendichiamo la necessità di investimenti, capaci di ridurre drasticamente l'impatto ambientale generato dalle emissioni di SOx». Intanto si sta avviando a conclusione il processo di vendita dell'impianto al gruppo ceco di Eph, e a breve si potrà ripartire con una nuova proprietà con la quale affrontare tutti i temi rilevanti, primo dei quali gli investimenti volti alla riduzione dell'impatto ambientale e all'efficientamento degli impianti.
La fermata definitiva dei gruppi 1 e 2, alimentati a olio combustibile sembra sia una certezza, così come si riteneva sicura la bonifica del sito e la conseguente restituzione delle aree al territorio, «per questo non condividiamo la scelta di mettere sotto sequestro l'intera area dei gruppi 1 e 2. La magistratura e la giustizia devono fare il loro corso, ma impedire che si smantellino gli impianti e si bonifichino i terreni, non restituisce dignità e giustizia al territorio, ai cittadini e ai lavoratori» sottolineano le segreterie provinciali del sindacato Cgil e Cisal.
Allontanare, dunque, ogni sentimento di vendetta e fare in modo che la tecnica e la scienza individuino con precisione le aree interessate dalle indagini, «purchè le altre siano restituite pretendendo l'immediato avvio delle attività di smantellamento e bonifica», aggiungono i sindacati. «Difenderemo la Centrale e i lavoratori dagli attacchi di chi cavalca le paure, da chi sentenzia prima che i tribunali si siano espressi, da chi trasforma un ipotesi di reato in reato, gli indagati in colpevoli, da chi trasferisce le responsabilità del singolo sulle spalle di tutti», hanno precisato i segretari generali Muretti e Quadu.
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