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S.A. 18 maggio 2015
Da Alghero le ricette anti-Xylella
Nei giorni scorsi si è tenuto a Surigheddu un primo confronto, promosso da Coldiretti, tra agricoltori, gli operatori di settore e i rappresentanti del mondo accademico sui rischi e le soluzioni
Da Alghero le <i>ricette</i> anti-Xylella

ALGHERO - Si è tenuto nei giorni scorsi ad Alghero il convegno organizzato da Acanthus Società Cooperativa e dalla Coldiretti sezione di Alghero in collaborazione con il Centro per la Biodiversità Vegetale di Surigheddu, il Comune di Alghero, il Parco Naturale Regionale di Porto Conte Alghero e l’Università degli Studi di Sassari. Nell’aula didattica del Centro di Biodiversità Vegetale di Surigheddu sono intervenuti il direttore Coldiretti Sardegna Luca Saba e il presidente Coldiretti della sezione di Alghero, Vittorio Cadau. Coinvolte anche le più importanti entità scientifiche del territorio (Università, CNR, Agris) per fare il punto sull'epidemia di Xylella fastidiosa verificatasi nel meridione d'Italia. Considerando l'importanza primaria, in termini economici, paesaggistici e ambientali dell'olivicoltura nel comprensorio di Alghero e nel resto della provincia di Sassari, si è scelto di promuovere un primo confronto tra gli stessi agricoltori, gli operatori di settore e dei rappresentanti del mondo accademico sui possibili rischi di questa pandemia.

Nel Convegno sono stati analizzati, tra gli altri argomenti, i metodi di prevenzione e contenimento attualmente utilizzati in Puglia, verificandone la congruenza con il territorio Sardo. La Xylella è un batterio che si trasmette principalmente attraverso insetti vettori (cicaline) e si moltiplica stabilmente nei vasi conduttori del fusto delle piante ospiti causando alterazioni anche letali delle piante infette. La Xylella èn grado di infettare oltre 150 specie vegetali, tra cui piante di interesse agricolo (olivo, agrumi, vite ecc), piante forestali e qualche specie ornamentale, anche se in alcune specie la presenza non dà segni visibili. In virtù di questo l’Unione Europea ha sviluppato una posizione politica di prevenzione della diffusione che prevede il rafforzamento dei campionamenti e la creazione di fasce di contenimento con l'estirpazione di piante nel raggio di 100 m da quelle riscontrate infette. Al momento tali misure (peraltro dai fondamenti scientifici tuttaltro che solidi) soffrono peraltro oggetto di opposizione da parte degli stessi operatori agricoli che hanno promosso ricorsi alla giustizia amministrativa.

«Peccato per l'assenza degli assessori all'ambiente ed all'agricoltura perchè nel convegno si è cercato di dare informazioni chiare e credibili sui possibili rischi di diffusione di questo batterio nella nostra isola, e sono state formulate precise richieste al sistema regionale per il contrasto di questa come altre minacce alle colture dell'isola» hanno detto i dirigenti Coldiretti. Nel corso del convegno è infatti emersa chiaramente la necessità di potenziare gli attuali strumenti per un controllo efficace delle possibili fitopatie ed epizoozie di provenienza extraregionale: accorpare tutte le competenze oggi distribuite fra strutture regionali e amministrazioni provinciali (cogliendo anche l’opportunità offerta dall’imminente disattivazione di queste ultime); potenziare l’attuale organico, con l’assunzione di specialisti e un’oculata incentivazione dei trasferimenti di personale già in servizio; aumentare la dotazione finanziaria per l’operatività ordinaria di vigilanza e gli interventi di lotta obbligatoria; chiedere una revisione della normativa europea sul commercio delle piante per poter preservare zone geograficamente isolate dalla introduzione di avversità esotiche. Dal punto di vista più specificatamente politico la richiesta di Coldiretti Sardegna è quella «di gestire le emergenze individuando fin da ora precisi strumenti di decisione e comunicazione mutuati dai sistemi di protezione civile. Questo necessita di una precisa catena di comando e di piani di gestione predeterminati, diversamente da quanto riscontrato nella gestione delle precedenti avversità biotiche quali peste suina, blue tongue o punteruolo rosso, che consentano di poter affrontare tempestivamente ed efficacemente le diffusioni future fin dal momento del loro».
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