M.V.
16 maggio 2007
Continuità, l’appello degli emigrati sardi all’Europa
La fine della continuità territoriale per gli emigrati sardi, come richiesto dall’Unione Europea, sarebbe una grave perdita per tutta la Sardegna

CAGLIARI - La fine della continuità territoriale per gli emigrati sardi, come richiesto dall’Unione Europea, sarebbe una grave perdita per tutta la Sardegna, dal punto di vista economico, culturale, sociale. Lo sostengono dalla Federazione delle associazioni sarde in italia (FASI), promuovendo una raccolta spontanea di firme per sensibilizzare le autorità competenti a sostegno del diritto alla Continuità territoriale anche per gli egrati. Gli emigrati sono anche il frutto di un sistema economico fortemente segnato dai limiti dell’insularità, si legge nella nota. La continuità territoriale è un elemento di coesione sociale e di tenuta dei legami affettivi e familiari, in una società in cui si lamenta sempre più la perdita di questi valori. Gli emigrati sono un ponte fra la volontà di una integrazione europea e la conservazione dei legami identitari; essi rappresentano una rete importante di diffusione della cultura, di promozione economica, di socializzazione, sostengono le associazioni. «Chiediamo al Governo italiano di sostenere per i sardi fuori Sardegna la misura della continuità territoriale per un principio di equità - chiedono le associazionie - per garantire il diritto alla mobilità di fronte allo svantaggio dell’insularità, principio peraltro riconosciuto dai trattati dell’Unione Europea». «Chiediamo alla Regione Sarda di affermare le ragioni della sua autonomia - continuano - difendendo i sardi non residenti come parte integrante di un unico popolo sardo». «Chiediamo agli amministratori pubblici e ai rappresentanti istituzionali delle regioni in cui i sardi vivono e operano - concludono gli emigrati - di sostenere questo diritto».
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