Red
28 maggio 2018
Zone svantaggiate: collaborazione Regione-Stato
L´Assessorato regionale dell´Agricoltura collabora dal 2005 con il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali sulla classificazione delle aree agricole. I nove Comuni isolani oggi a rischio dovrebbero rientrare

CAGLIARI - L’azione di monitoraggio sulle realtà agricole isolane per la classificazione delle aree colpite da svantaggi naturali, dove operano le aziende, sta interessando tutte le regioni dell’Unione europea. Un iter che vede impegnati in una lunga collaborazione con il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali gli uffici dell’Assessorato regionale dell’Agricoltura e dell’Agenzia Laore Sardegna già dal 2005. Infatti, è da allora che si è iniziato a discutere di una possibile revisione della mappatura originaria, stilata a metà Anni Settanta, e sostanzialmente mai riaggiornata. Il primo report realizzato da Laore risale al 2008, mentre l’ultimo è stato chiuso nei giorni scorsi grazie alla collaborazione delle Amministrazioni comunali con cui i tecnici dell’Agenzia regionale hanno effettuato anche i rilievi sul campo. Tale documentazione, trasmessa venerdì al Mipaaf, è stata elaborata dopo un lavoro congiunto in cui sono state coinvolte l’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente ed il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria.
Nonostante siano passati tredici anni da quando si è iniziato a pensare ad una riforma, le ultime due programmazioni agricole (2007-2013 e 2014-2020) sono state attivate con la classificazione del 1975 con i 377 Comuni sardi così suddivisi: sessantaquattro montani (di cui nove solo parzialmente), 270 svantaggiati (di cui sei solo parzialmente). Invece, sono quarantotto i territori comunali dell’Isola che non godono di condizione di svantaggio. Secondo una prima valutazione operata dal Mipaaf, nove Comuni sardi, e quindi le aziende agricole operanti su quei territori, sono stati esclusi dalla condizione di svantaggio. Niente di definitivo, ma solo una analisi iniziale a cui la Regione autonoma della Sardegna ha già risposto inviando documentazione dettagliata che attesta l’effettivo svantaggio delle aree in questione. I Comuni interessati sono Aidomaggiore, Boroneddu, Dualchi, Ghilarza, Noragugume, Ottana, Sedilo, Soddì e Tadasuni. In questa fase di revisione delle aree, erano stati esclusi, in un primo step, dalla mappatura delle zone svantaggiate trentacinque Comuni. Dopo le interlocuzioni e delle controdeduzioni inviate dall’Assessorato al Mipaaf, si è scesi a nove e proprio sul recupero di questi ultimi si sta lavorando adesso.
«Con il lavoro svolto dalla Regione nel 2010, dove i parametri biofisici determinavano svantaggi significativi, si ritiene che anche in questa fase esistano le condizioni per poter riconoscere lo svantaggio anche per questi ultimi nove Comuni». Così, l’assessore regionale dell’Agricoltura Pier Luigi Caria, che ha aggiunto: «È importante ricordare che tutti i Comuni classificati svantaggiati sulla base dei parametri biofisici dovranno essere sottoposti a una seconda fase di controllo, detta “fine tuning”, che è tesa a verificare se l’azione dell’uomo ha consentito la realizzazione di redditi aziendali tali da superare lo svantaggio naturale». Le imprese che operano su territori svantaggiati possono godere, proprio per superare tale handicap, di Misure di integrazione al reddito come l’Indennità compensativa (fino a un massimo di 4.520euro annui per aziende di almeno 70ettari di superficie agricola utilizzabile), di sgravi fiscali e previdenziali, di un maggior punteggio nei bandi attivati dalla Regione e di un cofinanziamento pubblico che solitamente è maggiorato del 20percento negli interventi previsti dal Programma di sviluppo rurale.
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