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Monica Caggiari 31 marzo 2008
Carbia, la memoria di Alghero nel Museo Archeologico
Continua l´interesse per la necropoli romana in attesa dell´istituzione di un Museo Civico dedicato alle oltre 350 tombe riferibili all’abitato di Carbia
Carbia, la memoria di Alghero nel Museo Archeologico

ALGHERO - La mostra “La Morte, i Riti, gli oggetti. La necropoli romana di Monte Carru – Alghero”, ancora in corso di svolgimento nella Torre di San Giovanni fino al 6 aprile, ha destato un interesse inaspettato da parte della cittadinanza e non solo. I molti visitatori, oltre 3000, che hanno potuto apprezzare, attraverso l’esposizione di circa 20 corredi funerari, i difficilissimi lavori di recupero, hanno confermato l’opportunità di un approfondimento, svoltosi sabato scorso nei locali del Cavall Marì. Durante la serata, organizzata dall’associazione Tholos e l’assessorato alla cultura del Comune, sono intervenute le due referenti principali, Daniela Rovina, direttore della Soprintendenza per i beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro e Alessandra La Fragola, responsabile del cantiere di scavo. Il convegno ha permesso di spiegare in modo dettagliato, ma con parole semplici, l’iter che ha portato alla mostra e che potrebbe concludersi con l’attesa istituzione del Museo Civico archeologico. Partendo dai primi rilievi, svolti in misura precauzionale, passando poi per l’ispezione più approfondita, sull’area di quasi un ettaro e mezzo a ridosso del monte, sono stati mostrati l’impegno e la cura riposti da una trentina di archeologi in 7 mesi di scavi. Un periodo di lavori estenuanti, per riuscire in brevissimo tempo a scoprire e recuperare oltre 350 tombe, tanto che dopo poco il gruppo è stato definito “la ormai quasi leggendaria squadra di inossidabili”. Tempi record anche per l’allestimento della mostra, che ha aperto i battenti a soli 3 mesi di distanza dalla conclusione degli scavi.

Bisogna rammentare che la velocità è stata anche agevolata dall’ausilio economico dell’impresa che stava procedendo a costruire un insediamento abitativo a Monte Carru, a dimostrazione che la sinergia tra pubblico e privato può essere una degna soluzione per favorire studi e lavori in favore della storia e cultura della collettività. Intanto, mentre sono ancora in fase di svolgimento le analisi di laboratorio, di tipo antropologico e paleobotanico, si sono già resi evidenti altri dati su cui lavorare, come la possibilità che negli uliveti oltre la lottizzazzione vi possano essere altre tombe riferibili all’abitato di Carbia. Questo anche per via dell’elevato numero di tumulazioni e incinerazioni, risalenti al periodo dal I al III secolo d.C. e la vicinanza dell’antica strada romana, che collegava Turris Libisonis e Sulci, quindi il Nord e col Sud Sardegna. Presso queste strade vi erano, infatti, numerosi insediamenti; per questioni toponomastiche l’insediamento era stato attribuito alla zona intorno alla chiesa rupestre di S. Maria o S. Giorgio di Calvia, ma la vicinanza di insediamenti di età nuragica ed epoca punica, nonché molti reperti, cosiddetti di superficie, di età romana, repubblicana ed imperiale, nella vicina località La Purissima situano Carbia nei pressi della zona appena esplorata. Un abitato, quindi, di notevole importanza, che potrebbe fornire ulteriori notizie sui nostri antenati, o almeno presumibilmente tali, vista la frequenza del cognome “Calvia” e dei riferimenti geografici che richiamano il nome “Carbia”.

Nelle foto due immagini dei reperti di Monte Carru



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