«Speravamo nella governabilità, invece questo sistema spesso ha prodotto meccanismi di ingovernabilità». Carlo Sechi chiede che si lavori per il bene dei sardi
CAGLIARI - Per l'algherese Carlo Sechi (Comunisti – La sinistra sarda – Rossomori) quella che si vive oggi a Cagliari con la discussione della
mozione di sfiducia al Governatore della Regione sardegna, è una brutta giornata, comunque vada il voto oggi. La minoranza con questa mozione ha messo in evidenza la grave crisi di questo governo, ha precisato. Questa mozione la supereremo con i riti della politica cioè con lo scontro tra maggioranza e opposizione, uno scontro inasprito da una legge elettorale che deve essere cambiata.
«Sarebbe stato fin troppo facile cavalcare il fronte giudiziario nel quale il Presidente Cappellacci è rimasto suo malgrado coinvolto. Ma la mozione di sfiducia che ho sottoscritto assieme ai colleghi dell’opposizione è un atto dovuto, non solo per la gravi notizie riguardanti l’intreccio tra politica e affari, ma anche e soprattutto per l’inadeguatezza della Giunta Capellacci a fronteggiare la gravissima crisi politica, economica e istituzionale che sta soffocando ogni speranza di rinascita per la Sardegna», dichiara Sechi.
Nessun settore in Sardegna è escluso dalla crisi: il sistema sanitario e ospedaliero, l'Università, la Ricerca e l’intero comparto della scuola. Senza dimenticare l'industria, in particolare la crisi della Vinyls di Portotorres, i cui operai sono costretti a vivere da mesi sull’isola dell’Asinara per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica, delle istituzioni, dei mezzi di comunicazione di massa. «In questo drammatico e sintetico quadro di difficoltà, è venuta meno la credibilità della Giunta Regionale, che non riesce a soddisfare le esigenze e le aspettative dell’intero popolo sardo, del mondo delle imprese, dei giovani, delle famiglie, dei sindacati, delle associazioni di categoria».
A noi opposizione spetta sempre il compito di incalzare e controllare la maggioranza sull’azione di governo e a proporre iniziative e proposte finalizzate a emancipare e liberare il popolo sardo dai bisogni di lavoro, di cultura, di libertà. «E’ ora che i sardi alzino la testa - conclude l'onorevole algherese - ritrovino dignità, siano protagonisti nelle scelte e nelle decisioni, al fine di garantire a noi e alle future generazioni un sistema politico libero e indipendente da tutti i condizionamenti esterni che frenano e mortificano lo sviluppo della Sardegna».