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A.B. 15 gennaio 2011
«Combattere povertà e promuovere lavoro»
Per farlo, la segreteria regionale sarda del sindacato, riunitasi a Tramatza, pensa ad una reale autonomia finanziaria, una maggiore dotazione infrastrutturale ed il rilancio delle attività produttive
«Combattere povertà e promuovere lavoro»

TRAMATZA - «Approvata la Legge Finanziaria regionale è ora indispensabile un forte e diffuso impegno unitario, e una maggiore efficacia della Regione e della politica sarda, su tre problemi, strettamente connessi, che rappresentano la condizione fondamentale per una nuova fase di crescita economica e per rilanciare il lavoro nell’Isola». Questo l’incipit delle dichiarazioni che i rappresentanti regionali della segretria sarda della Cisl, hanno rilasciato all’indomani della riunione di Tramatza.

«Al centro delle nostre difficoltà stanno infatti le croniche e storiche diseconomie esterne al processo produttivo che rinviano al costo ancora irrisolto dell’insularità, nelle sue diverse caratteristiche, e anche e conseguentemente a un mercato privo di contiguità territoriale che rappresenta un valore aggiunto pure nell’epoca delle tecnologie avanzate. Dunque, i problemi della Sardegna sono quelli della sola Sardegna; e in un’era caratterizzata da una forte competizione globale, e per aree territoriali, dobbiamo essere prima di tutto noi a farci carico della specificità dei nostri problemi, delle alleanze necessarie e delle interlocuzioni istituzionali e politiche necessarie a garantire la soluzione delle nostre difficoltà e le strategie per costruire migliori rapporti di forza».

«Il primo problema da affrontare riguarda senz’altro l’autonomia finanziaria della Regione, la qualità e quantità delle entrate, l’autonomia e l’efficacia della spesa; l’uno e l’altro aspetto sono fondamentali per promuovere, ancora di più in tempi di federalismo fiscale e di patti di stabilità, le basi materiali e immateriali dello sviluppo. In secondo luogo, la competitività del sistema economico e sociale della Sardegna necessita di superare un divario infrastrutturale, materiale e immateriale, che è causa primaria delle diseconomie esterne al processo produttivo e delle difficoltà che vivono le nostre comunità. Si è di fronte dunque a tre questioni, la definizione della vertenza sulle entrate, la rinegoziazione del patto di stabilità e la riapertura del confronto Stato-Regione che rappresentano il presupposto per superare un’autonomia senza reali poteri operativi e per garantire l’eliminazione o riduzione degli svantaggi strutturali derivanti dal gap infrastrutturale. Sono queste le frontiere dell’impegno sindacale nelle prossime settimane».

«Nello specifico, il riferimento riguarda il costo dell’energia che nell’Isola subisce, rispetto al resto del Paese, un aumento di dieci punti. La stessa dotazione infrastrutturale confina la Sardegna al quartultimo posto nella graduatoria delle regioni italiane e distante quasi quaranta punti dell’indice medio nazionale, ad eccezione dei porti e degli aeroporti. Strade, ferrovie, aree attrezzate, sistemi intermodali, risultano molto al di sotto della media, e rendono ancora più evidenti i vincoli negativi dell’insularità. La ferrovia, per l’ottanta per cento a binario unico, ha una velocità commerciale di appena 60 chilometri l’ora. Le stesse strutture viarie evidenziano un deficit significativo sia sul versante della sicurezza che dei tempi di percorrenza».

«Il deficit infrastrutturale della nostra regione coinvolge anche le aree industriali attrezzate, così come le infrastrutture ad uso civile e quelle immateriali. Altrettanto preoccupante è il «digital divide» per vaste zone della Sardegna dove è assente la banda larga e la connessione veloce ad internet. Sono queste alcune delle principali difficoltà che rendono la Sardegna una terra poco appetibile agli investimenti esteri e che causano non poche difficoltà a quanti da tempo operano nell’Isola, non avendo, tra l’altro, ancora risolto in forme e modi strutturali il problema della continuità territoriale delle persone e delle merci».

«Ecco perché si rende indispensabile un patto per la crescita economica e per lo sviluppo sociale fortemente unitario e senza illusioni circa la solidarietà che può venire dall’esterno, ma con la consapevolezza che è possibile ridisegnare i rapporti di forza e collocare la Sardegna nelle dinamiche più avanzate della globalizzazione e della divisione internazionale del lavoro. Tutti questi obiettivi faranno parte integrante della manifestazione che i sindacati e la Carta di Zuri hanno organizzato per il 21 gennaio 2011 che ha come obiettivo fondamentale due aspetti complementari: più risorse finanziarie e maggiore capacità di spesa per combattere la povertà e per promuovere il lavoro».
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