Il Quotidiano di Alghero
20 febbraio 2012
EDITORIALE | Sindrome di Remo e Romolo
L´editoriale di Alguer.it

ALGHERO - Si va imponendo fra i commentatori quotidiani della politica nazionale, la percezione che queste elezioni amministrative, seppure statisticamente irrilevanti, potranno dare risposte finora lasciate inevase dalla crisi che stiamo attraversando. Anche Alghero, quindi, finirà per diventare un campione dell’opinione politica nazionale. A seconda dei risultati. Perdere o vincere, per gli schieramenti in campo, sarà vitale o mortale. Dopo le primarie del centrosinistra, a cui hanno fatto seguito, come era facilmente prevedibile, le nomination del centrodestra, bisogna constatare quanto sia diventato ancora più difficile capire qual sia la partita vera che si sta giocando dentro le urne. Nel campo del centrodestra, sembra che la candidatura di Marco Conoci al ruolo di sfidante di Stefano Lubrano, non si sia ancora consolidata.
Come si deduce anche dalla sua intervista ad Alguer.it, non viene nemmeno esclusa la possibilità che si debba ricorrere alla procedura delle primarie anche per il Centrodestra. Poi: il lavorio tellurico che i cronisti hanno rilevato nell’area del cosiddetto «Terzo polo» indica che con molta probabilità ad Alghero il bipolarismo perfetto potrà trovare significative smentite, con effetti che potranno influenzare il dibattito in corso in Parlamento alla ricerca di una nuova stagione di regole elettorali condivise. Un terzo candidato forte, infatti, con un accordo che fosse capace di mettere insieme Fli e Api, Udc e Riformatori, per fare i nomi, da Francesco Sasso a Pietrino Fois, da Corrado Sanna a Francesco Marinaro, da Antonello Usai a Maria Grazia Salaris, potrebbe escludere da un eventuale ballottaggio tanto il candidato di destra come quello di sinistra. In questo caso la inevitabile via crucis che Lubrano sarà costretto a percorrere, a partire dalla prima riunione del centrosinistra in corso in queste ore, si rivelerà molto più tormentata di quanto non potessero preventivare le più pessimiste delle previsioni.
Non per rinvangare sul passato, ma non bisogna dimenticare che per il centrosinistra, fino alle primarie, si trattava di una competizione dal risultato scontato, una vittoria annunciata se il candidato fosse stato, come appariva naturale, Mario Bruno. Che il gioco politico fra le correnti del Pd abbia voluto diversamente, non allevia la fatica che il gruppo dirigente del Partito mostra di fronte ai risultati delle primarie. La domanda pone una questione difficile da risolvere con una semplice risposta. Perché il popolo del Pd quando va a votare alle «sue» primarie finisce per favorire i candidati degli altri partiti? È la sindrome di Remo e Romolo per cui il fratello diventa il nemico assoluto invece che l’avversario relativo con cui poi allearsi per cercare insieme di raggiungere la meta della vittoria finale, l’unica che conta. È successo a Genova. I candidati del Pd erano due, due donne battute da Marco Doria, di nobile famiglia comunista, costretto a traslocare con Sel. Su Repubblica Conchita De Gregorio ha individuato in quel risultato il sintomo di un deficit di egemonia della classe dirigente dell’intero Pd.
E si può dire sia successo anche ad Alghero. Con tre candidati del Pd, giocoforza la percentuale del vincitore non ha potuto garantire una piena legittimazione popolare e rinvia la ricerca di una strategia vincente alla trama degli accordi politici. Alla sinistra dello schieramento infatti, afflitta dallo stesso sintomo «divisiva» del Pd, la Sel è riuscita a vanificare un risultato che avrebbe potuto facilmente raggiungere, sommando i voti di Rosa Accardo e di Maria Graziella Serra, se i rispettivi gruppi dirigenti avessero avuto la forza e la capacità di imporre un solo candidato. Una sconfitta che ha turbato tutto il movimento che si riconosce nel pensiero diffuso di sinistra, capace proprio per questo di attrarre anche quell’area del dissenso e della protesta che nel riformismo moderato vede un nemico culturale prima che politico. In termini pratici: su quale strategia ideale potrà fare leva Valdo di Nolfo, ad esempio, per convincere i suoi elettori che, per cambiare la storia politica di Alghero, bisogna puntare su un candidato così lontano dal cuore e dalle idee in cui si riconoscono? Che cosa succederà allora, se a qualcuno venisse in mente di mettere in campo un candidato che si riconosca nella cultura dell’antipolitica politicante rappresentata dal Movimento cinque stelle di Beppe Grillo?
Dietro la sfida elettorale, non va dimenticato, riverbera le sue sfide all’interno dei due partiti maggiori. Se quella di Mario Bruno dentro il Pd sardo, basata sul gran rifiuto di vincere ad Alghero affidando il compito ad un suo alter ego politico, si è dispiegata con trasparenza in tutta la sua geometrica potenza, più nascosto e segreto è il sottile tentativo di Marco Tedde di creare una forza politica capace di presidiare lo spazio storico del Pdl travalicando però i confini del partito di Berlusconi. Entrambi però, il consigliere regionale del Pd e il sindaco uscente del Pdl, hanno bisogno di riaffermare e dare valore al loro peso politico dentro e contro le classi dirigenti dei rispettivi partiti. La vulgata cittadina è ricca di narrazioni dietrologiche, al limite della fantapolitica. Da chi vede Mario Bruno, nel caso vinca il centrosinistra, già in corsa non per il parlamento ma addirittura come candidato presidente alle prossime regionali, a chi sospetta che Marco Tedde voglia continuare a governare la città presiedendo la Fondazione Meta che sta svuotando di potere il ruolo degli assessorati della prossima giunta, nel caso vinca il centrodestra.
Noi di Alguer.it ribadiamo la nostra posizione: seguire con una cronaca attenta lo sviluppo dei fatti cercando di attenerci alle regole di una informazione corretta. Quando non ci riusciremo sarà perché non ci siamo riusciti fino in fondo, mai per ragioni politiche e tanto meno di schieramento, per definizione fuori da ogni conflitto di interessi. Ed è per questo che ancora una volta chiediamo ai candidati tutti di rispondere alle domande cruciali che fanno la differenza sui programmi contrapposti. Al primo posto le scelte fondamentali del Puc, per trasformare il piano urbanistico in una opportunità per disegnare un nuovo volto di Alghero compatibile con la sua storia, la sua economia, la sua cultura, il suo ambiente. E allora non si può non sottolineare di nuovo la necessità di intervenire per risolvere il «disastro ambientale» annunciato se non si trovano i rimedi per risanare lo stato ambientale dello stagno di Calich. Chiediamo ai candidati che si presentino agli elettori rispondendo alla domanda di lavoro che viene dalla parte più giovane della popolazione algherese. L’elenco non finisce qui...Se ci fermiamo è perché siamo convinti che le risposte non si faranno attendere. Speriamo!
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