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Nello Cardenia 3 luglio 2012
Sovranità fiscale e Corte dei conti
In un momento di crisi come questo, il poter far leva sulla modulazione del sistema fiscale e sulle dinamiche di tassazione delle imprese (solo per fare due esempi) risulta essere uno strumento determinante nell´ottica di un rilancio della crescita economica
Sovranità fiscale e Corte dei conti

Nel corso dell'udienza a sezioni riunite che ha parificato il bilancio dell'amministrazione regionale il presidente della Corte dei Conti della Sardegna, Mario Scano, ha rilasciato la seguente dichiarazione: Il credito maturato dalla Regione nei confronti dello Stato, al 31 dicembre 2011, ammonta a quasi un miliardo e mezzo di euro (esattamente 1.459.545.588,80) per le compartecipazioni al gettito tributario non ancora versate in tesoreria.

Questo dato dovrebbe far riflettere molto sull'importanza del termine sovranità fiscale. Infatti la sua realizzazione in Sardegna presupporrebbe un potere di comando ultimo sull'organizzazione fiscale dell'Isola, in accordo naturalmente con il quadro comunitario europeo.
In un momento di crisi come questo, il poter far leva sulla modulazione del sistema fiscale e sulle dinamiche di tassazione delle imprese (solo per fare due esempi) risulta essere uno strumento determinante nell'ottica di un rilancio della crescita economica.

L'Isola ha un’improcrastinabile necessità di esercitare in maniera sovrana il potere fiscale. Specialmente se consideriamo la sua condizione geografica e l’evoluzione della famosa “Vertenza Entrate”.
L'essere geograficamente isola non può non comportare l'esercizio del potere di comando finale sulla fiscalità, soprattutto in un'ottica di ricostruzione strategica dell'indice di competitività delle imprese sarde. Un'area a bassa fiscalità nel centro del Mediterraneo attirerebbe molti investimenti, che potrebbero essere sostenuti da un generale rilancio infrastrutturale del sistema dei traporti interno ed esterno.

Lo scacchiere internazionale è molto complesso e in continua trasformazione: per questa ragione non è possibile traghettare l’Isola fuori dalla crisi senza che essa si doti degli strumenti essenziali per mediare tra i processi di globalizzazione e i diritti dei cittadini sardi. In questo quadro l’Autonomia così come l’abbiamo conosciuta è un ferro vecchio del millennio scorso. Sovranità fiscale vorrebbe dire iniziare ad acquisire questi strumenti, sintetizzandoli in un’istituzione costituzionalmente nuova con cui rappresentare la Sardegna anche dentro organismi sovranazionali come l’Unione Europea. L’orizzonte a cui guardare è costituito dal trinomio Sardegna-Europa-Mondo.

Piccole imprese, lavoratori materiali e immateriali e individui percepiscono la loro presenza nella rete globale come priva di potere, ovvero in balia di poteri lontani. Liquidi e tecnici. Insormontabili. Da qui deve ripartire la politica. Rappresentando tutte queste soggettività e caricandole di potere. In Sardegna, nell'era della post-Autonomia, questo processo potrebbe trovare solidità nella riscrittura di un nuovo Statuto che superi il concetto di Autonomia e tracci la strada verso una maggiore sovranità dell’Isola.



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