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Red 15 ottobre 2005
Il consiglio provinciale vota all’unanimità contro le basi Usa
Una presa di posizione netta, che per una volta mette tutti d’accordo «in nome di quella sovranità del popolo sardo troppo spesso calpestata»
Il consiglio provinciale vota all’unanimità contro le basi Usa

SASSARI - «Gli americani devono andarsene da La Maddalena». Un messaggio forte e chiaro, accompagnato dalle firme di tutti i consiglieri provinciali di Sassari. L’assemblea ha votato all’unanimità un ordine del giorno con cui chiede a gran voce alle forze politiche che parteciperanno alle prossime elezioni parlamentari di «sostenere con i propri programmi la volontà di smantellamento della base militare americana, prevedere la rinegoziazione delle servitù militari presenti in Sardegna, garantire ai sardi un’informazione puntuale sulla natura delle armi usate e sulle esercitazioni sino a oggi effettuate». Una presa di posizione netta, che per una volta mette tutti d’accordo «in nome di quella sovranità del popolo sardo troppo spesso calpestata», come è stato ribadito a più riprese nel corso della discussione che ha animato l’aula per più di due ore. Poi l’accordo, frutto della disponibilità di tutti a collaborare per far sentire il peso di un’istituzione «che per questa terra ha altri progetti e non intende rinunciarci», dice Alba Canu a chiare lettere mentre introduce l’ordine del giorno che la maggioranza ha sottoscritto una decina di giorni fa. «Vogliamo lo smantellamento della base – dice – perché se in passato ha mai avuto un senso, ora rappresenta solo il disprezzo per questi territorio e per la nostra capacità di decidere cosa vogliamo». Il primo sì alle sue parole arriva dall’opposizione. «Ma a patto dall’aula esca un documento che metta tutti di fronte alle proprie responsabilità», chiede Antonio Doneddu ricordando «gli errori dei vari governi nazionali che si sono succeduti negli anni, ai quali la Regione non ha mai saputo opporre una resistenza adeguata». La voce della protesta si fa sempre più grossa. «I piani di chi sostiene ancora la presenza militare in Sardegna ci mortificano», accusa Giovanni Ruiu. «Diamo un segnale, diciamo chiaramente che noi crediamo nella sovranità del territorio – dice – basta con chi crede che la Sardegna sia una piattaforma galleggiante per guerre simulate». Ma il rifiuto di una situazione che dura da più di trent’anni non basta più. «Dobbiamo pretendere da chi governerà il Paese che comprenda nei propri programmi elettorali e politici lo smantellamento e il risanamento di aree ingiustamente sottratte ai sardi», dice Nicola Sanna. «E non dobbiamo dimenticare gli aspetti economici, a iniziare da quelli legati ai rischi che corriamo ogni giorno – fa eco Gianni Carbini – sono in ballo le velleità di sviluppo del nostro territorio, dobbiamo avere voce in capitolo». Soprattutto rispetto a una presenza militare «in contraddizione con le ragioni che hanno portato all’istituzione del parco per tutelare una risorsa ambientale di prim’ordine», aggiunge Giommaria Deriu. Il senso di appartenenza, la volontà di ridare ai sardi la sovranità sulla propria terra: due temi su cui si allea anche Gavino Sale. «Liberiamo la Sardegna da tutti questi simboli che non hanno niente a che fare con il nostro desiderio di pace – afferma – dimostriamo al mondo, a un Mediterraneo che tra un po’ ci vedrà impegnati in una nuova stagione di scambi culturali ed economici, che vogliamo per l’isola un altro destino e che sappiamo deciderlo da soli». Agli americani, neanche un centimetro di terra sarda. «Al massimo, potremmo concedergli il bunker di Villa Certosa, è gia pronto», polemizza con ironia Daniele Cocco. «Dobbiamo impegnarci unitariamente – precisa – per mettere fine a un’ingiustizia durata anche troppo a lungo». Il consiglio provinciale ha chiesto anche l’avvio di un dibattito con la Regione e con il governo, che nei prossimi giorni riceveranno il documento firmato dai consiglieri. Tutti, almeno per una volta.



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