Red
24 gennaio 2006
Il nord-ovest della Sardegna ha un'idea precisa di futuro
La conferma arriva dalla prima riunione del tavolo partenariale, andata in scena ieri nella sala Angioy del palazzo della Provincia. Rappresentanti istituzionali, forze sociali e associazioni del mondo produttivo hanno promosso a pieni voti il lavoro svolto dal gruppo tecnico cui era stato affidato il compito di fare un check up completo, aggiornato e affidabile dello stato di salute del territorio

SASSARI - Favorire lo sviluppo dei sistemi rurali, assecondare e stimolare i progressi del comparto agroalimentare, guidare il nuovo corso del settore turistico, indirizzando i flussi lungo le strade che dalle coste portano all’interno e viceversa, migliorare le infrastrutture, i collegamenti e i trasporti, riqualificare i centri abitati. Tutto questo e molto altro ancora nel nome di una volontà comune di “affrontare e superare assieme le ansie e le paure di un territorio messo in difficoltà da una stagnazione economica che non vuole passare”. A voler ridurre in poche parole una riunione a porte chiuse andata avanti per quasi quattro ore, il manifesto programmatico del tavolo di partenariato provinciale di Sassari, convocato dall’assessore regionale alla Programmazione, Francesco Pigliaru, e dal presidente della Provincia di Sassari, Alessandra Giudici, è riassunto in questa ambiziosa dichiarazione di intenti. Indagini, interviste, sondaggi, confronti e dibattiti, condotti per mesi dal laboratorio istituito a livello provinciale dall’assessorato regionale, hanno prodotto un primo risultato: il nord-ovest della Sardegna ha un’idea precisa del proprio futuro e sa come arrivarci. La conferma arriva dalla prima riunione del tavolo partenariale, andata in scena ieri nella sala Angioy del palazzo della Provincia. Rappresentanti istituzionali, forze sociali e associazioni del mondo produttivo hanno promosso a pieni voti il lavoro svolto dal gruppo tecnico cui era stato affidato il compito di fare un check up completo, aggiornato e affidabile dello stato di salute del territorio. Ma l’assise di ieri è stata molto più concreta: stabilito cosa c’è e cosa manca, fissati i settori su cui puntare con maggior decisione, concordato il metodo di lavoro, in vista della pubblicazione dei bandi Por e della presentazione dei progetti integrati e delle partnership che si intende mettere in piedi, Regione, Provincia, Comuni, comunità montane, sindacati e associazioni di categoria hanno stabilito le priorità e si sono date due settimane al massimo per iniziare a parlare di contenuti. Partendo da alcuni punti fissi. Il primo: addio a ragionamenti campanilistici e a una concezione di sviluppo incapace di cogliere i limiti di «una crescita a macchia di leopardo, con alcune aree che vanno avanti per conto proprio e altre che non riescono a scrollarsi di dosso i soliti problemi». Il secondo: accantonare una volta per tutte anche la contrapposizione tra costa e interno, perché c’è bisogno di pensare collegialmente, di interpretare il territorio come un «unico sistema sociale, culturale e produttivo, che solo unendo le forze sarà in grado di trasformare le proprie peculiarità in punti di forza di una scommessa da vincere a tutti i costi». Il terzo: pubblico e privato devono lavorare assieme, «assumendosi ognuno il peso delle proprie responsabilità e tenendo conto del fatto che l’interesse individuale dipende soprattutto dalle condizioni della collettività». Il quarto: servono alleanze subprovinciali, progetti locali, ma serve soprattutto una regia complessiva che sappia dare coerenza ai ragionamenti fatti anche su altri tavoli – Stl, piani sovracomunali e area di crisi, tanto per fare degli esempi – e in questo senso il tavolo provinciale partenariale deve essere visto come momento centrale nei processi di programmazione dello sviluppo del territorio. E così il presidente Alessandra Giudici, che da un lato manifesta la disponibilità della sua amministrazione a tirare le fila di un progetto tanto delicato, dall’altro avverte che «è tempo di iniziare a pensare alle urgenze». Un territorio da mettere in rete deve disporre anzitutto di un buon sistema di trasporti, interni ed esterni, perciò rientrano senz’altro tra le priorità il porto, l’aeroporto, la rete stradale e quella ferroviaria. Premessa necessaria per un’area che per specializzarsi in settori strategici come il turismo e l’agroalimentare ha bisogno anche di formazione e di alta specializzazione, altri fattori di crescita su cui investire. Esempi facili facili di una lunga lista di interventi materiali e immateriali da fare alla svelta. Perché, finito il tempo delle analisi e delle riflessioni, è la sfida lanciata da Alessandra Giudici e condivisa da Francesco Pigliaru, «è ora di passare alle cose concrete».
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