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D.C.
17 luglio 2014
Guerra alle cornacchie nella Nurra: «devastano i campi»
Gabbie e cannoni sonori sembrano non essere più strumenti efficaci per allontanare dai raccolti della Nurra le voraci cornacchie in aumento. La denuncia di Coldiretti e il Consorzio di Rinascita della Bonifica

ALGHERO - È ormai consapevolezza diffusa tra gli agricoltori che insetti, parassiti, uccelli e animali in genere siano un grosso pericolo dal quale tenere al riparo le proprie coltivazioni, tanto che negli anni sono state svariate le metodologie utilizzate per eliminare il problema; dai più semplici spaventa passeri e dalle buste legate agli alberi si è poi passati alle varie composizioni chimiche, ai cannoni sonori ed alle gabbie. Tutti rimedi questi che pare però oggi non abbiano più effetto sui volatili ghiotti dei frutti del terreno, ormai abituati alle trappole disseminate dall’uomo.
Da qualche tempo infatti, gli agricoltori della zona di Alghero ed in generale della Nurra stanno combattendo con le cornacchie, le quali pare stiano devastando intere coltivazioni di angurie e meloni, oltre agli impianti di irrigazione. Ecco dunque che di fronte ad una situazione diventata insostenibile, il direttore vicario ed il presidente della Coldiretti di Sassari, Giuseppe Casu e Battista Cualbu, dopo aver effettuato un sopralluogo in alcune aziende e constatato la porzione dei danni, pari circa al 50 percento delle produzioni, si sono rivolti all’assessore dell’Agricoltura Falchi e quello dell’Ambiente Spano per chiedere loro di coordinare un intervento emergenziale.
«Già un mese fa avevamo chiesto agli assessori di intervenire in maniera congiunta per affrontare il problema- hanno dichiarato i due- ma ad oggi i nostri agricoltori assistono impotenti ad una crescita esponenziale dei danni». Danni talmente elevati che hanno compromesso i bilanci delle attività colpite, così che i rappresentati della Coldiretti si sono sentiti in dovere di ribadire a Spano e Falchi «la necessità di programmare interventi di lungo periodo, che non possono prescindere da un’azione immediata che porti al contenimento della popolazione del volatile, che ha ormai raggiunto dimensioni probabilmente eccessive. Gli agricoltori- hanno poi aggiunto sul finale- non vogliono indennizzi, chiedono solo di essere messi nella condizione di fare il proprio lavoro: ma è evidente che una ulteriore stagione produttiva compromessa potrà difficilmente essere sopportata».
Ma a farsi portavoce del disagio vissuto dagli agricoltori algheresi è anche il Comitato Rinascita della Bonifica il quale, di fronte al proliferare di cinghiali, daini e cornacchie, che non solo stanno devastando i terreni coltivati ma anche mettendo a repentaglio la sicurezza delle strade e quindi dei cittadini, ha chiesto alla direzione generale della Protezione Civile a Cagliari la possibilità per il Sindaco di Alghero di decretare lo stato di calamità naturale per i territori di Porto Conte. «E' necessario immediatamente porre rimedio alla questione- ha gridato il Comitato- coinvolgendo i cacciatori in una campagna, il che ha l'obiettivo di far tornare le popolazioni di animali selvatici all'interno di limiti sostenibili. Oggi gli animali, in soprannumero, sconfinano nei terreni coltivati e nelle borgate alla ricerca di cibo, mandando in fumo le coltivazioni. I piani di abbattimento previsti dal parco necessiteranno ancora mesi per essere operativi e le richieste di risarcimento richiedono impegno, ore di lavoro perse e denaro e non coprono assolutamente i danni inferti. Non c'è più tempo per i tavoli di discussione, bisogna agire, prima che sopraggiunga l’ennesimo morto».
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