S.A.
26 agosto 2014
«Tac e gli altri problemi di Uta» Slitta ancora apertura carcere
La denuncia è di Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” che fa un´analisi sulle problematiche della progettazione. Oggi anche un sopralluogo del deputato Mauro Pili (Unidos)

CAGLIARI - «La presenza di una Tac, voluta dal Ministero per evitare le uscite ospedaliere ai detenuti in regime di massima sorveglianza (41bis), impedisce l’ingresso e l’installazione di un’indispensabile apparecchiatura di radiologia. Un imprevisto che, insieme ai ritardi accumulati nei lavori dei vari padiglioni, farà ulteriormente slittare l’inaugurazione del Villaggio Penitenziario di Cagliari-Uta». Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, esprimendo «forti perplessità sulla progettazione della nuova Casa Circondariale ubicata in una landa desolata dell’area industriale cagliaritana».
Stamane anche il sopralluogo del deputato di Unidos Mauro Pili che ha evidenziato la medesima situazione sul cantiere: i lavori procedono al rallentatore, da tre mesi gli operai non vedono un euro e potrebbero nuovamente scendere in piazza per protesta, mentre la struttura carceraria, che sarebbe dovuta essere pronta nel giugno 2013. E anche sulla progettazione restano grandi problemi.
«Il Riunito Radiologico, uno strumento diagnostico fondamentale per lo screening della TBC, per verificare la presenza di eventuali fratture e/o per la panoramica dentale, non entra più – prosegue Caligaris – nel locale che gli era stato destinato. Una situazione che potrebbe comportare l’assunzione di alternative non compatibili con un Centro Clinico pienamente efficiente dal 15 settembre, come annunciato, a meno che non si preveda di effettuare ogni accertamento diagnostico dei detenuti nei Presidi ospedalieri del capoluogo». «I tecnici della Asl insomma dovranno valutare se acquistare un nuovo strumento diagnostico di dimensioni tali da poter essere collocato nei locali oppure se far abbattere un muro che tuttavia dovrà essere costruito con la piombatura necessaria trattandosi di raggi. Difficile quindi ritenere che ciò possa avvenire in tempi rapidissimi».
«Il Villaggio Penitenziario di Cagliari - Uta - denuncia ancora la presidente dell'associazione - non finisce mai di riservare sorprese che – ricorda la presidente di Sdr – derivano tutte, purtroppo, da un affidamento dei lavori a progettisti con scarse informazioni in merito alle reali esigenze dei detenuti e degli Agenti di Polizia Penitenziaria. A ciò si sono aggiunte le modifiche in corso d’opera che hanno ulteriormente complicato la telenovela di un Istituto che, iniziata nel 2006, avrebbe dovuto concludersi nel 2010». La Caligaris chiede come già fatto in passato una conferenza dei servizi con la Regione, i vertici dell’Asl 8 e il Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria.
«Il modello sperimentato in questi ultimi anni a Buoncammino, non può essere applicato a Uta. E’ necessaria una riorganizzazione che veda da un lato il rafforzamento del servizio del 118, con la presenza in sede di un’ambulanza – così come avviene in altre realtà della Penisola – e un potenziamento della medicina di base in modo da garantire continuità terapeutica. La realtà che andrà a definirsi a Uta è molto più complessa di quella di Cagliari» spiega facendo riferimento agli utenti e il personale: «oltre a uomini e donne privati della libertà in numero decisamente superiore a Buoncammino, ci sono più numerosi Agenti di Polizia Penitenziaria, a cui si aggiungono gli amministrativi»; ma anche ai collegamenti: «le distanze tra Uta e gli Ospedali non sono sempre facilmente colmabili in considerazione dei collegamenti e non sembra ideale la soluzione di utilizzare per le urgenze l’ambulanze del 118 di stanza a Sarroch». «L’auspicio è che i problemi vengano presi in seria considerazione – conclude Caligaris – e risolti anche alla luce delle negative esperienze fatte in altre mega strutture».
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