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Red 29 aprile 2020
Filiera turistica: interrogazione Progressisti
Criticità nell´avviso pubblico di sostegno alla filiera turistica. «Centinaia di imprese escluse», interrogazione del Gruppo Progressisti in Consiglio regionale
Filiera turistica: interrogazione Progressisti

CAGLIARI - Il Gruppo dei Progressisti in Consiglio regionale ha presentato un’interrogazione sulle criticità riscontrate nell’avviso pubblico emanato dalla Regione autonoma della Sardegna sulla concessione di finanziamenti chirografari alle micro e piccole imprese della filiera turistica della Sardegna. In particolare, vengono posti seri rilevi sui criteri adottati per definire l’accesso ai benefici che, «in contrasto con il dettato della Legge regionale 9 marzo 2020, n.8, da cui l’avviso scaturisce, restringono sensibilmente e arbitrariamente la platea degli aventi diritto».

L’interrogazione è promossa dal consigliere Gian Franco Satta, che dichiara: «Come risaputo, anche in Sardegna il sistema economico sta subendo forti contraccolpi per gli effetti della pandemia Covid-19, originando per le imprese incertezza sui piani di investimento e contemporaneamente un impatto negativo sulle liquidità derivanti dalla contrazione dei ricavi. Alla luce di tutto ciò, il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato la Legge regionale 9 marzo 2020, n.8 “Interventi urgenti a supporto e salvaguardia dell'occupazione e delle professionalità nel sistema imprenditoriale della filiera turistica della Sardegna”. Una norma questa che prevede, all’art.7, la concessione di finanziamenti alle micro e piccole imprese della filiera turistica della Sardegna, senza particolari vincoli ostativi, proprio per rendere lo strumento davvero efficace e con una larga diffusione. Dalla lettura dell’apposito avviso pubblico, invece, redatto sulla base degli indirizzi impartiti dalla Giunta regionale, si apprendono delle restrizioni del tutto arbitrarie rispetto alla volontà del legislatore».

«Segnalo, ad esempio – prosegue l'esponente progressista - la previsione dell’obbligatorietà di essere iscritti da almeno tre anni nel Registro delle imprese, impedendo così l’accesso al sostegno a numerosissimi operatori più giovani. Sarebbe stato indubbiamente più opportuno porre come limite quello della nascita successiva all’entrata in vigore della legge, per evitare eventuali speculazioni. Questo è l’unico vincolo temporale che potrebbe avere senso, non quello del bando. Inoltre, l’importo di concessione è determinato dai costi sostenuti per i suoi addetti. Anche questo diventa troppo stringente, poiché, ad esempio, se un operatore ha due dipendenti stagionali e una spesa dedicata, si ipotizzi, di 8mila euro gli vengono concessi dai 4 ai 5mila euro. Un sostegno del tutto insufficiente, che non tiene minimamente conto di tutte le spese di gestione, anche al netto degli investimenti, che un operatore deve realmente sostenere. Sarebbe stato più corretto valutarlo sui costi medi che un’impresa ha avuto negli anni. Ma non solo, in questo modo vengono penalizzati gli operatori senza dipendenti. Si pensi ad esempio ai b&b, che difficilmente hanno addetti esterni, avendo solo sei posti letto massimo a disposizione. In questo modo, vengono completamente fatte fuori tutte le imprese a conduzione familiare, cioè che non hanno dipendenti, dove vi lavorano i familiari a cui vengono regolarmente riconosciuti i contributi, ma non erogato lo stipendio».

Nella foto: il consigliere regionale Gian Franco Satta
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