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2 novembre 2020
Mario Figoni lancia il sasso «C´è il farmaco anti-Covid»
Mario Figoni, infettivologo con un lunghissima esperienza sul campo, lancia un sasso: «Abbiamo in mano probabilmente il farmaco vincente ma non riusciamo nemmeno ad iniziare una piccola sperimentazione»

ALGHERO - «Abbiamo in mano probabilmente il farmaco vincente ma non riusciamo nemmeno ad iniziare una piccola sperimentazione. Con buona pace di Sandra Rodeghiero, la rilevatrice statistica che da marzo è allertata, e del Professor Sergio Babudieri, che non ha mai ricevuto il protocollo». Parole di Mario Figoni (nella foto), medico infettivologo in pensione di casa ad Alghero, con una lunga esperienza anche in paesi africani, in prima linea contro la lebbra, il colera e la tubercolosi, già capitano medico con la Croce Rossa Italiana.
Quello che lui descrive come un «piccolo fallimento» - non essere riuscito a far andare avanti uno studio multicentrico che univa le malattie infettive di Padova, Sassari, Caserta e del Cotugno - lo racconta nella prefazione del suo nuovo libro in uscita proprio in questi giorni, "Abbecedario della pandemia". «Spero, pubblicizzando il fatto, che qualcuno cominci sul serio a usare questo toccasana». Si tratta del Velpatasvir 100 mg e Sofosbuvir 400 mg, la composizione chimica utilizzata nelle compresse "Velasof" per la cura delle infezioni da HCV nel corpo umano.
«Ho avuto la presunzione di dirigere un gruppo di lavoro pur stando in pensione e fuori dai giochi. Sono stato a Padova e a Napoli, ma, visto il risultato, avrei potuto starmene tranquillamente a casa, risparmiando tempo, soldi e fatica. Mi ridimensiono e torno a guardar cantieri, ma non prima, come mio solito, di aver lanciato il sasso, senza nascondere la mano» precisa il dott. Figoni, che infine conclude, domandatevi una cosa sul vaccino.
«Sono quasi 30 anni che si studiano i virus dell'Aids e dell'epatite C: farmaci si, tanti, ma vaccino nisba. E adesso per questo SARS-CoV-2 ci sono più di 200 sperimentazioni in corso. Tutti vogliono arrivare primi e fare l'affare del secolo. Basterebbe utilizzare una cura a livello del territorio per impedire il sovraffollamento degli ospedali, riservando a questi solo gli ammalati gravi. Riducendo gli infetti sul territorio si che si bloccherebbe la catena di trasmissione».
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