Così l’on. Francesca Masala, consigliera regionale, replica alle dichiarazioni rilasciate ieri dall’Assessore alla Sanità, in riferimento al report Fondazione Gimbe, che idealizzano una Sardegna "senza carenza di pediatri"
Sanità sarda, la realtà è ben diversa da quella descritta dall’assessore Bartolazzi: nei territori mancano pediatri, medici e servizi essenziali Non so in quale Sardegna viva l’assessore Bartolazzi, ma certamente non è quella che conosciamo noi, amministratori e cittadini delle aree interne, delle città di provincia, delle comunità costrette a fare i conti ogni giorno con la cronica carenza di pediatri e medici di base. Così l’on. Francesca Masala, consigliera regionale, replica alle dichiarazioni rilasciate ieri dall’Assessore alla Sanità, in riferimento al report Fondazione Gimbe, che idealizzano una Sardegna "senza carenza di pediatri" e addirittura "prima regione del Mezzogiorno per qualità della vita collegata alla salute" [
LEGGI]. «Una interpretazione, quella dell'Assessore Bartolazzi, quanto meno bizzarra. La realtà infatti è un'altra» replica la consigliera di centro-destra.
«Secondo i dati più aggiornati del sistema Tessera Sanitaria, in numerosi comuni della Sardegna – soprattutto nel Nuorese, nel Goceano, nel Marghine, in Barbagia e nel Sulcis – mancano pediatri di libera scelta da mesi. Non per mancanza di bambini, ma perché le zone sono considerate “disagiate” e dunque meno attrattive, anche per chi si specializza. Le famiglie sono costrette a spostarsi anche 40-50 km per una semplice visita, con evidenti disagi e aggravi economici. Nel Nuorese, sono 32 i comuni senza pediatra di riferimento. In alcune aree del Sassarese e dell’Oristanese si assiste a un progressivo spopolamento sanitario: la presenza del pediatra è spesso assicurata solo per alcune ore alla settimana, e in molte sedi le sostituzioni per pensionamenti o trasferimenti non vengono coperte per mesi» prosegue Masala.
«Altro che “rapporto ottimale di un pediatra ogni 850 assistiti”. Quel dato può valere in media su carta, ma non riflette le profonde diseguaglianze territoriali. Anche l’accordo collettivo citato dall’assessore (che ha innalzato da 600 a 850 il numero massimo di assistiti per pediatra) è un indice di emergenza, non di normalità: si tratta di una misura-tampone pensata proprio per affrontare le carenze, non per vantarne l’efficacia. Inoltre, la promessa di rimpiazzare i pensionamenti futuri con nuovi specializzandi appare ottimistica e scollegata dalla realtà: oggi sono troppo pochi i contratti di formazione finanziati rispetto al fabbisogno reale, e in molti casi chi si specializza preferisce non restare in Sardegna. Quanto all’annuncio sulle Case di Comunità, si tratta di progetti ancora in fase embrionale o completamente fermi. Al momento, nei territori, non c’è traccia di un sistema capillare e funzionante di sanità territoriale» incalza l'esponente di Fratelli d'Italia.
Sassari non fa eccezione spiega la Masala: «Nel capoluogo del nord Sardegna, punto di riferimento per un ampio bacino di utenza che include anche i comuni limitrofi e le zone interne, la carenza di pediatri è ormai strutturale. Nei distretti cittadini, molti pediatri hanno già raggiunto o superato la soglia massima di assistiti, con agende sature e liste d’attesa incompatibili con la delicatezza dell’età pediatrica. Alcuni ambulatori sono attivi solo alcuni giorni alla settimana, altri coprono più sedi e non garantiscono continuità assistenziale. In diverse zone, le famiglie sono costrette a rivolgersi ai Pronto Soccorso anche per patologie lievi, aggravando ulteriormente la pressione su un sistema ospedaliero già in crisi. Nel reparto di Pediatria e Neonatologia dell’ospedale civile di Sassari, oggetto di recenti visite istituzionali, sono emerse criticità evidenti: carenza di personale medico e infermieristico, strutture datate, spazi inadeguati per l’accoglienza e la degenza. Nonostante la professionalità e l’impegno straordinario degli operatori, le condizioni di lavoro sono diventate insostenibili, e spesso si lavora in affanno per garantire prestazioni essenziali».
E conclude: «È evidente che la situazione reale, vissuta quotidianamente da operatori sanitari e famiglie, non coincide affatto con la narrazione trionfalistica proposta dall’assessore.
La posizione “lusinghiera” della Sardegna nel rapporto Crea Sanità, decima per qualità della vita legata alla salute, non può essere letta come un merito della Giunta Todde, insediata da pochi mesi, ma semmai come frutto del lavoro avviato negli anni precedenti. E comunque si tratta di indicatori generali, che non possono coprire il grido d’allarme che arriva ogni giorno da cittadini, amministratori e operatori sanitari. Chi governa ha il dovere di leggere la realtà, non di nasconderla.
La sanità sarda, soprattutto nelle aree interne, ha bisogno di un piano straordinario e strutturale: non di dichiarazioni autocelebrative, ma di soluzioni concrete, rapide e credibili».