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21 giugno 2022
Siccità, la Sardegna resta a galla
Anbi Sardegna scatta una fotografia idrica della nostra regione, tutto sommato positiva almeno per quanto riguarda gli agricoltori serviti dalle reti dei Consorzi di bonifica, mentre il resto dell´Italia sta facendo i conti con la siccità

SASSARI - «Grazie alle opere idrauliche realizzate nel passato dai Consorzi di bonifica, la Sardegna riuscirà ad affrontare senza troppi disagi la condizione di siccità che sta interessando l’intero Paese». Mentre il resto dell’Italia sta soffrendo la sete, la fotografia idrica dell’Isola mostra una situazione ancora sotto controllo per gli agricoltori serviti dalle reti dei Consorzi di bonifica. Lo conferma Gavino Zirattu, il presidente di Anbi Sardegna, l’associazione che rappresenta e tutela i sette Consorzi di bonifica, spiegando che la campagna irrigua per quest’estate dovrebbe andare avanti senza limitazioni e che con le adeguate correzioni alle normi attuali e con i giusti finanziamenti si potrebbero perseguire degli ottimi margini di miglioramento, estendendo in alcune zone i territori attrezzati e di conseguenza incrementando le superfici irrigabili. In questo modo si darebbero risposte alla crescente richiesta degli agricoltori che si trovano fuori dai comprensori consortili. La nostra mission non è solamente continuare a offrire un servizio di qualità a chi già ne usufruisce, ma renderlo possibile a chi ancora non ce l’ha.
«Attualmente in Sardegna invasiamo complessivamente circa un miliardo e 950milioni di metri cubi. 750milioni l'anno – spiega Zirattu - vengono utilizzati tra idropotabile (uso civile), agricoltura e industria. Le campagne assorbono 450 milioni di metri cubi». Ma si potrebbe fare di più «Aumentando la capacità degli invasi e completando gli interventi nelle dighe già esistenti, – prosegue il presidente di Anbi Sardegna – si potrebbe aumentare la superficie servita e, allo stesso tempo, produrre energia elettrica, per essere autosufficienti». Un discorso a parte merita il riutilizzo dei reflui in agricoltura. «Le acque reflue, essendo risorse certe, – aggiunge - se usate con attenzione potrebbero dare un contributo importante per una maggiore disponibilità dei volumi idrici». Nella nostra regione si utilizza poco più del 30 per cento degli ettari di terreni coperti dalla rete irrigua. Anbi Sardegna, insieme a Coldiretti, punta invece a incentivare la coltivazione di 100mila ettari, recuperando tutti quei terreni che per svariati motivi negli anni passati sono stati abbandonati e che invece possono essere restituiti all’attività agricola-produttiva.
«In un periodo talmente critico, tra la pandemia e gli effetti della guerra, con la carenza di materie prime, – incalza il presidente Zirattu – è indispensabile riportare l’agricoltura al centro dell’attenzione politica e programmatica per arrivare a raggiungere l’obiettivo dell’autoproduzione. Non è una chimera, ma una concreta possibilità. E’ importante intervenire sulle condotte idriche esistenti, ormai obsolete perché realizzate oltre mezzo secolo fa e potenziare il sistema di raccolta delle acque. I Consorzi di bonifica ci stanno già lavorando. In questi ultimi anni diversi interventi sono stati portati avanti, ma c’è tanto da fare lungo i 12mila Km di condotte gestite dai Consorzi.«Questa è l’occasione per provare a soddisfare l’esigenza di autoconsumo - sottolinea il presidente di Anbi Sardegna - perché tra l’aumento dei prezzi per l’energia e i fertilizzanti e la crisi internazionale che ha bloccato le importazioni di materie prime agricole, serve rimettere a regime i terreni a riposo per aumentare le produzioni». Per fare questo occorre avere a disposizione più acqua e programmare bene la sua gestione.
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