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A.B.
9 maggio 2008
Oggi s’inaugura “Tempo d’Arte in Città: 3 Atti”
La rassegna di giovane arte contemporanea è in programma all’ex Circolo Marinai in Piazza Civica

ALGHERO – Inaugurazione, questa sera alle ore 19, della rassegna di giovane arte contemporanea intitolata “Tempo d’Arte in Città: 3 Atti”. La rassegna, in programma nelle sale dell’ex Circolo Marinai, in Piazza Civica, è curata da Mariolina Cosseddu. Il primo dei tre atti in programma, da oggi fino a martedì 20 Maggio, è dedicato a Coquelicot Mafille, trentatreenne artista parigina, che vive tra Alghero e Milano e che presenta “Felice di conoscerti”, mostra di opere a “Tecnica mista su carta, 300x600. A spiegare il primo appuntamento con l’arte è proprio la curatrice Mariolina Cosseddu. «Felice di conoscerti è la formula benaugurale e propiziatoria con cui Coquelicot Mafille indaga il mondo circostante e lo traduce nella emozionalità degli incontri urbani. La città è spazio simbolico di infinite possibilità di relazione che, leggibili nella stessa mappatura dei tracciati urbani, infondono senso alla neutralità architettonica. Nelle immagini di mani che si toccano e si sovrappongono c'è, sospeso, il desiderio di appartenenza, di fondere nell'altro la propria individualità, di comunicare con il corpo e le sensazioni tattili il proprio essere nel mondo. Le mani acquistano, nel lavoro di Coquelicot Mafille, dimensioni sovrareali e, affisse sui muri, diventano vasti territori percorribili, impronte gigantesche di un'umanità ansiosa. Alla ricerca dell'esperienza conoscitiva dell'affettività legata al contatto, al darsi e al ricevere, diventano cifra e segno di un'animata socialità. Queste immagini dovrebbero essere poste sui portoni delle case, tappezzare le piazze e le vie delle città, laddove più è necessario che la vita si manifesti e si stringa in una più vasta coralità. Metafora del divenire contemporaneo, le mani seguono tre movimenti distinti: maschile e femminile combaciano e aderiscono all'accarezzevole sensazione di pelle, quindi i palmi si sfiorano, si riprendono, si lasciano piano. Infine si lasciano del tutto. Lo smarrimento della perdita del contatto si supera nella sequenza successiva che, ristabilendo la circolarità del movimento, crea un ritmo continuo e inarrestabile, fluido e vitale come il bisogno dell'altro che alimenta l'esistenza. E se l'ambiente viene dunque sommerso dalle immagini fino a diventare installazione che trasforma lo spazio, più chiaro diventa l'intento dell'artista che, nel horror vacui rivelato, affida al proprio lavoro la scaramantica pretesa di allontanare la paura della solitudine e dell'assenza».
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