Red
11 febbraio 2009
Ambiente e paesaggio: le misure Legambiente
Il green new deal della Sardegna è l’unica sfida possibile all’emergenza economica e climatica

ALGHERO - La parola sostenibilità era fino a ieri utilizzata solo dagli ambientalisti. Ma oggi in molte parti del mondo, di diverso orientamento politico, le ragioni dell’ambiente si vanno affermando come l’unica bussola per trovare la via d’uscita alla recessione globale. L’utopia ambientalista della sostenibilità, se non si è realizzata, si è stabilmente insediata nelle coscienze e nelle opinioni. In Sardegna effimere economie appaiono giunte al capolinea e diventa non più rinviabile la riconversione del ciclo produzione-consumo verso forme di sviluppo non distruttive, che puntano sulle forze e la testardaggine dei sardi e si riallacciano alla rete delle vocazioni locali.
Anche Legambiente, come il FAI, lancia un appello a tutti gli schieramenti politici per salvare la necropoli punica di Tuvixeddu. Ma ci sono molte altre cose da salvare. A iniziare dalle misure sull’ambiente e il paesaggio che la Sardegna si è data in questi anni di legislatura. Sono conquiste di civiltà, dovrebbero essere irrinunciabili per chiunque. Non hanno avuto finora un percorso condiviso, anzi hanno scatenato furori e acceso molti cuori. Ora si tratta di vedere se quelle premesse possono riuscire ad innescare un processo di modernizzazione e di sviluppo durevole. Una sfida inedita per la Sardegna che si trova ad essere il laboratorio sperimentale di un percorso di economia sostenibile, che non è azzardato definire storico. Le “materie prime” non potranno essere più il carbone, il petrolio o il cemento, ma il paesaggio, il territorio, i patrimoni culturali, la conoscenza e la comunicazione.
Un campanello d’allarme ci viene dai cambiamenti climatici, arrivati anche in Sardegna con modificazione del regime delle precipitazioni, frequenza di eventi eccezionali e qualche tributo di vite umane. La crisi climatica e quella economica appaiono strettamente collegate e siamo convinti che sia fondamentale coniugare le azioni di contrasto ai cambiamenti climatici con misure antirecessive che possono portare benefici sociali e ambientali.
Il new deal storico del 1929, aveva messo in campo grandi opere infrastrutturali. La Sardegna ha iniziato in questi anni un green new deal, la cui “grande opera” appare essere quella di una diffusa riqualificazione dell’isola, dalla riconversione delle economie agli ospedali, dalle strade ai treni, dai beni culturali a quelli naturalistici. C’è un progetto in corso d’opera che la Legambiente vuole salvare, non per aprioristiche appartenenze politiche, ma perché è oggi l’unica sfida possibile all’emergenza economica e climatica.
Quale sia la condivisione di questo progetto lo diranno i risultati delle elezioni. I dubbi, quando non vengono da cartelli di speculatori, giungono da alcune aree economiche, come l’edilizia e il turismo che temono forti penalizzazioni nel settore. Al contrario, noi crediamo che il progetto di una Sardegna sostenibile è l’unico che può salvare l’edilizia da un tracollo senza via d’uscita. L’edilizia potrà avere un futuro, se sarà capace di realizzare una svolta radicale dalla produzione di brutte periferie verso un’opera di diffusa riqualificazione e ristrutturazione, rendendo belle e vive le tante aree degradate, applicando tecnologie innovative capaci di riconvertire gli edifici da consumatori a produttori di energia. Un grande Piano di Edilizia Pubblica si rende necessario per ridare un orizzonte sensato a un mercato immobiliare letteralmente impazzito.
Quanto al turismo, la tutela delle coste, attuata dalla Regione Sardegna, mette al sicuro un capitale turistico primario dalla speculazione di pochi. Costruire alberghi, l’obiettivo sbandierato per decine di anni, può essere utile, se non distrugge il patrimonio ambientale. Più urgente è riqualificare gli alberghi esistenti e riempirli. Ma la priorità assoluta è costruire Grandi Attrattori naturalistici e culturali e nuovi servizi, capaci di attivare turismi non solo balneari. Ciò che vogliamo è un territorio a cinque stelle anzitutto, e poi infrastrutture per spostarsi e strutture per raccontare la storia e i patrimoni identitari, filiere di prodotti tipici locali. I parchi, se mai si riuscirà a farli funzionare, potranno essere i più importanti attrattori di lunga stagione. Attenzione a quel Programma europeo dei fondi FAS, che si chiama per l’appunto Grandi Attrattori Turistici.
Aspri i rilievi al progetto in corso vengono dal fronte della campagna. Costruire villette in campagna, senza regole e senza misura, è indubbiamente reso più difficile dal Piano Paesistico Regionale. Ma il discusso provvedimento ha un disegno di lungo periodo e mira a riportare la terra alla sua vocazione naturale di produzione e lavoro. Dopo il crollo mondiale delle economie di carta, l’agricoltura dovrà tornare ad essere il cuore di una modernizzazione in sintonia con la natura. Tipicità e qualità dell’agroalimentare, filiera corta e cortissima sono le caratteristiche che possono svolgere un ruolo determinante nella competizione del mercato globale.
Un importante banco di prova del ritorno alla terra potrà essere il progetto della messa in valore dei mille ettari della storica azienda di Mamuntanas e Surigheddu che Alghero vedrà rifiorire dopo 30 anni di oblio. Un progetto di agricoltura-turismo-formazione, una cerniera tra produzioni agricole e turismi lenti che si appresta a diventare un modello esportabile in tutta la Sardegna. Un progetto da salvare.
|