Prof. Carmelo Spada
19 agosto 2004
Verde pubblico, il Wwf denuncia una gestione scriteriata
Potature esagerate, piantumazioni prive di progetti razionali di impianto, condizioni disastrose di alcune alberate. Queste le osservazioni degli ambientalisti sulla gestione del verde pubblico urbano nella città di Alghero

In via XX Settembre, nella canicola estiva, non è possibile usufruire del refrigerio che avrebbe potuto fornire, in condizioni normali, l´alberata costituita da olmi siberiani (Ulmus pumila L.). Infatti il clima urbano è modificato dagli edifici, che funzionano come scambiatori di calore, dopo aver assorbito durante il giorno l´energia solare la cedono di notte sotto forma di calore. Per questo motivo la città viene anche definita isola di calore, (la differenza di temperatura tra centro e periferia è in media di 5° C). Il ruolo dell´albero nella città è di straordinaria importanza in quanto riduce la temperatura per l´energia che assorbe per effettuare la traspirazione e la fotosintesi, aumenta l´umidità relativa dell´aria, riduce la radiazione solare sino all´80%, permette un movimento continuo dell´aria evitando la formazione di grosse nubi di smog; fissa le polveri che circolano nell´aria. Gli aspetti descritti chiariscono bene l´importanza per la qualità della vita e i benefici forniti dagli alberi nelle città che ampiamente giustificano i relativi costi di gestione. Ma queste straordinarie funzioni vengono meno, o comunque molto ridotte, quando agli alberi si riduce drasticamente la chioma con interventi di capitozzatura.
Anche per queste motivazioni gli interventi di potatura effettuati, nei mesi scorsi, sono stati messi in discussione dal WWF che ha formulato una precisa proposta all´assessore al VPU Gian Carlo Piras: affidare la supervisione delle potature all´Ordine dei dottori Agronomi e Forestali della provincia di Sassari e/o alla Facoltà di Agraria dell´Università di Sassari. Ma la nostra proposta superpartes è stata ignorata.
Poco convincenti sono risultate le affermazioni fatte in data 30.1.04 dell´assessore in quanto dalla documentazione fotografica raccolta prima delle potature si è potuto constatare che sarebbe stato sufficiente un leggero intervento di riduzione delle dimensioni della chioma, se e qualora questa interferiva con gli edifici (raccorciamento di rami con tagli di ritorno).
La pratica della capitozzatura, spesso, viene realizzata per una presunta "economicità" dell´intervento. Infatti essa viene effettuata da un operatore con motosega portato all´altezza della chioma dell´albero con un cestello su braccio meccanico. In pochi minuti con alcuni tagli di motosega la "potatura" è fatta portando via - però - anche il futuro "frutto" offerto dagli alberi ai cittadini: l´ombra e la qualità della vita sopra rappresentata.
Inoltre rimarchiamo che la pratica della capitozzatura, è sempre errata, dal punto di vista agronomico, su alberi in buono stato fitosanitario; tuttavia, qualora si rendesse assolutamente necessaria nella gestione del VPU (fondamentale dopo tagli grossi è l´applicazione di specifici disinfettanti) è inutile se successivamente, cioè con la ripresa vegetativa delle piante, non si interviene con la potatura verde al fine di reimpostare la chioma, o meglio, con interventi corretti non è necessario intervenire successivamente. Interventi di potatura verde sull´alberata di via XX Settembre che sono iniziati, in un primo tratto della via XX Settembre, solo il 20 luglio 2004, con una inevitabile lievitazione dei costi iniziali di potatura. Un altro costo, spesso trascurato, ma da contabilizzare è quello relativo allo smaltimento in discarica della notevole quantità di biomassa che si produce con le capitozzature. E qualora si verifichino stoccaggi abusivi nel territorio, le associazioni ambientaliste, presentano delle denunce ai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico. Inoltre, in molte città, quando si effettuano le potature si razionalizzano i costi contabilizzando e inserendo tra le voci attive di bilancio gli introiti derivanti della vendita del legname prodotto, anziché avere un ulteriore costo per lo smaltimento in discarica.
Ancora meno convincenti sono le affermazioni dell´assessore al VPU, poiché la pratica delle capitozzature è stata effettuata in diversi contesti urbani nei quali non ci sono palazzi nei pressi degli alberi (un tratto di via De Gasperi, bastioni Magellano, Piazza Sant´Erasmo, aiuola con chiosco sul lungomare Dante incrocio via Gramsci in presenza di fitolache (per queste essenze non autoctone e dai rami spugnosi è sufficiente eliminare i rami secchi), etc.
Abbiamo anche osservato che nella maggior parte degli alberi, all´atto della capitozzature, non sono stati lasciati nemmeno i cosiddetti "rami tiralinfa" importantissimi quando si fanno interventi drastici. Alcuni rami tiralinfa li abbiamo osservati solo in una potatura di un olmo in via Vittorio Veneto n. 24.
Conosciamo molto bene la condizione fitosanitaria dell´alberata ad Ulmus pumila di via XX Settembre: abbiamo condotto attenti e approfonditi studi a partire dal 1984, quando vennero abbattuti nel tratto antistante la scuola materna delle suore e sostituiti, con un clamoroso errore, da lecci. Infatti il leccio (specie autoctona) non è un essenza spogliante e ciò ne sconsiglia l´impiego nelle vie cittadine seppure con marciapiede largo 6 metri. Mentre una scelta corretta di impianto di lecci è quella relativa all´aiuola spartitraffico di via De Gasperi che, di recente, ha visto il disseccamento di alcuni alberi - a causa della posa in opera del traliccio per la telefonia mobile - sostituiti con giovani piante.
Abbiamo approfondito la conoscenza della condizione dell´alberata nel 1994-5 insieme ai dottori agronomi F. Carossino e G. Tecleme, nominati dall´Ordine dei dott. Agronomi e Forestali della prov. di Sassari, con i quali venne elaborata una complessa perizia (10 mesi di lavoro) che per qualità e mole di lavoro è unica in Sardegna. Abbiamo constato come si sia continuato con errori grossolani come la messa a dimora di lecci in antiestetici e ingombranti vasconi ecc. ecc. Abbiamo organizzato convegni e dibattiti con esperti sulla gestione del VPU per stimolare le pubbliche amministrazioni ad una gestione professionale e razionale. Il WWF, infatti, non vuole fare la difesa d´ufficio tout court degli alberi cittadini, né tanto meno assume una posizione di carattere sentimentale, la nostra associazione coi suoi volontari con competenze agronomiche e sensibilità specifiche nel settore, coinvolgendo docenti universitari e ordini professionali ha posto, sin dai primi anni Ottanta del Novecento, il problema di una gestione professionale e razionale del patrimonio del VPU. Con questa consapevolezza si deve pensare ad interventi programmati di sostituzione di quegli alberi compromessi da fitopatologie (carie spesso dovute a potature maldestre, a tagli di grossi rami o branche senza adeguata inclinazione che favoriscono il ristagno dell´acqua esponendo l´albero alle muffe, alle premesse di fitopatologie, all´indebolimento generale); alberi dalle disastrate chiome (si veda il povero platano di fronte agli ex locali delle Poste Italiane (foto n. 3); alberi massacrati nel colletto e nell´apparato ipogeo etc. etc
Oltre gli aspetti relativi le potature, il WWF mette in discussione gli interventi per la posa in opera di griglie inadeguate negli alberi di diverse vie che hanno visto compromesso il colletto degli alberi. Interventi realizzati addirittura pochi giorni fa, quindi in un periodo non opportuno in quanto in piena fase vegetativa: bagolari di via Catalogna. Un caso emblematico per tutti: l´albero di via XX settembre n. 18. In questo caso (eseguito il 22 marzo 2004), inoltre è stata ristretta notevolmente la dimensione dell´aiuola con l´inevitabile conseguenza che le radici, nel volgere di breve tempo, solleveranno nuovamente il marciapiede. Insomma denaro pubblico speso male e inutilmente rispetto al problema da risolvere. Nella gestione del VPU i problemi ci sono, ma devono essere affrontati con soluzioni tecniche adeguate.
Un´altra annotazione registrata nelle settimane scorse (15 giugno 2004) in occasione di un intervento per la posa in opera di sottoservizi in via Sassari (di fronte l´AAST e sino al forte della Maddalenetta). La trincea è stata scavata a soli 20-30 cm. dal fusto dell´albero. Che cosa potrebbe accadere in futuro non troppo lontano? Il probabile esito lo si può osservare, a causa di interventi eseguiti negli anni passati, in un altro olmo, sempre nella via Sassari accanto all´edicola nei pressi della torre di Porta Terra: l´albero mutilato in maniera indiscriminata dell´apparato radicale tende a rovesciarsi. Per evitare simili danni al VPU, in molte città italiane, sono in vigore regolamenti che impongono alle ditte che devono operare per la posa di sottoservizi precise prescrizioni: gli scavi devono essere effettuati ad almeno 3 metri da fusto degli alberi. Ne consegue che, in molti casi, gli scavi vengono effettuati nella sede stradale ottenendo delle economia, poiché sostituire una fascia di asfalto è meno oneroso rispetto alla sostituzione di una serie di piastrelle di marciapiede.
Si osservi un altro caso emblematico (via IV Novembre) di mancata gestione e intervento: un mirabolano inclinato di circa 45° che necessita di un tutore che indirizzi verticalmente il fusto dell´albero diventa un ingombro per i passanti. Si osservino, in molte vie cittadine, alberi messi a dimora e abbandonati sin dai primi tempi di impianto che presentano branche primarie che partano e si divaricano da appena 1,5-2 metri di altezza del fusto dell´albero (l´altezza consigliata è di almeno 4 metri) che inevitabilmente creano problemi ai passanti. Si osservino i platani messi a dimora di recente nella nuova passeggiata Garibaldi: impianti errati in quanto posti sul filo della corsia stradale, eseguiti senza nessuna previsione di medio e lungo termine. Infatti il platano è una pianta bellissima d´alto fusto con grande chioma che può raggiungere 20 metri di altezza, (alcuni esemplari li si può osservare davanti alla scuola del Sacro Cuore in via Vittorio Veneto). Sirio Vanelli si interroga, in merito ai platani, in un fondamentale testo per la conoscenza del VPU in Sardegna: "Dove sono poi nelle nostre città gli ampi spazi, gli ampi marciapiedi dove possa definirsi razionale la piantagione di questo grande albero?" Sempre lungo questa nuova passeggiata si osservino errori macroscopici rappresentati dai pali dei lampioni posti a distanze minime dalla palme (180 e 120 cm. in diversi casi). Si ricorda un altro caso inqualificabile realizzato diversi anni fa in via La Marmora: un povero albero è stato spaccato alla base del fusto per mettere in opera un lastrone del cordolo del marciapiede.
In ultima istanza vogliamo essere chiari: siamo contrari a nuove piantumazioni prive di progetti razionali di impianto, di gestione a medio e lungo termine: tale impostazione presenta maggiori costi iniziali che vengono ammortizzati nel medio e lungo periodo e rendono possibile nel tempo una corretta gestione del VPU. Questo assunto è anche confermato dalla disastrosa condizione, denunciata di recente dal WWF, dei 150 giovani poveri lecci piantati e abbandonati lungo il viale Burruni, la maggior parte dei quali si stanno seccando.
Tutto ciò premesso le domande che poniamo all´assessore al VPU Gian Carlo Piras sono le seguenti: il comune di Alghero ha un regolamento del VPU? In occasione di uno dei diversi incontri, svoltosi nel lontano febbraio 2003, l´assessore ci consegnò una bozza di regolamento del VPU che avrebbe dovuto sottoporre al Consiglio comunale. Quale è la sua evoluzione? E´ stato discusso? E´ stato approvato? Perché le ditte che effettuano scavi per sottoservizi continuano ad operare nel modo sopra documentato?
Siamo consapevoli che la gestione del VPU è complessa, ma non siamo disposti ad assistere in silenzio, nonostante una generica quanto inutile disponibilità verbale dell´assessore, a interventi discutibili. Inoltre chiediamo a che punto è l´organizzazione del convegno annunciatoci da oltre un anno e, ribadito pubblicamente, anche in data 30.1.04? A che punto è la mappatura fitosanitaria delle alberate cittadine annunciataci?
All´assessore alle Finanze chiediamo un´attenta disamina consuntiva dei costi delle capitozzature: quali sono i costi dell´intervento considerato rapido? Quali sono i costi in corso di potatura verde? Quali sono i costi dello smaltimento in discarica della biomassa prodotta? Quali sono i ricavi della vendita del legno?
In ultima analisi si chiede che delle metodologie di gestione del VPU ci si occupi nell´ambito del forum dell´Agenda locale 21 sullo sviluppo sostenibile, affinché quest´ultimo non sia un contenitore astratto di bei principi, bensì stabilisca nella prassi il crinale divisorio tra sostenibilità e non sostenibilità anche nelle potature e nella gestione del VPU.
Il WWF, infine, ribadisce la propria disponibilità al confronto, senza inutili perdite di tempo, qualora si vorrà intraprendere concretamente una prospettiva di gestione del VPU corretta e lungimirante.
|