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Red 29 settembre 2011
Taglio Onorevoli, verso i sessanta
Approvato questa mattina a Cagliari il passaggio agli articoli della proposta di riduzione del numero dei consiglieri regionali. La Legge non torna in Commissione, verso riduzione a 60 e non 50
Taglio Onorevoli, verso i sessanta

CAGLIARI - Con 69 voti favorevoli, 2 contrari e un'astensione, il Consiglio regionale ha approvato il passaggio agli articoli del Testo unificato 1-7 sulla riduzione del numero dei componenti dell'Assemblea legislativa sarda. Con il si' al passaggio agli articoli, l'Aula ha dato una accelerata alla legge costituzionale per la riduzione dei consiglieri regionali. Pronti però alcuni emendamenti che puntano a limitare il taglio dei seggi: non più 50, come indicato dalla commissione (e rimarcato anche da Mario Bruno), ma 60 «per mantenere salve le prerogative di rappresentatività dei territori e dei partiti minori» (oggi sono ben 80).

Mario Bruno. Il capogruppo del Pd Mario Bruno ha rimarcato la situazione di criticità della democrazia («ci sono dei poteri che non sono la piazza e che agiscono perchè la democrazia sia debole») per poi ricordare quanto il Governo italiano abbia danneggiato una Regione a Statuto speciale come la Sardegna. La proposta arrivata da Roma di tagliare a 30 i componenti dell'Assemblea isolana, ha spiegato, serve per avere pochi "interlocutori". Per quanto riguarda il testo in esame, Bruno ha detto che gli appare «corretto ed equilibrato» il rapporto tra 50 consiglieri e la popolazione sarda. Ha respinto l'ipotesi di rimandare la legge in Prima Commissione per il rischio che poi nulla si faccia in tema di riforme e ha contestato, a livello nazionale, l'assenza della Regione nel processo federalista dello Stato. In conclusione, Bruno ha ricordato che «siamo chiamati a dare risposte ai cittadini e non solo alle nostre esigenze».

Mario Diana. Il capogruppo del Pdl Mario Diana, confermando che il suo partito preferisce una riduzione a 60 (per garantire la rappresentanza a tutte e otto le province), ha detto di non credere che, grazie a questa, potranno essere risolti i mali socio-economici della Sardegna: «Rimango più convinto che abbiamo tutti perso. Siamo rimasti vittima di noi stessi, della demagogia, del populismo, della piazza». Diana ha aggiunto che nei momenti di difficoltà di un popolo che non vede prospettive, di un Governo nazionale che non dà risposte, la protesta si sposta inevitabilmente su chi rappresenta le istituzioni. A suo avviso, all'isola non occorre una politica "al ribasso" perchè non risolverà i gravi problemi della Sardegna.
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