Alberto Urgu*
8 novembre 2011
Uno tsunami sulla politica sarda
Pasquale Chessa analizza con interesse il tramonto del berlusconismo e gli effetti che si trascinerà con se anche nella nostra regione

ALGHERO - «Anche la politica sarda, così come quella italiana è stata completamente stravolta dall’avvento di Silvio Berlusconi». Pasquale Chessa, giornalista e storico algherese, da sempre osservatore attento delle vicende politiche sarde, analizza con interesse il tramonto del berlusconismo e gli effetti che si trascinerà con se anche nella nostra regione.
Chessa, è davvero arrivata ai titoli di coda la vicenda di Silvio Berlusconi?
Le fines regni sono sempre molto più lunghe di quanto si immagini e raramente la fine politica coincide con quella storica. I paragoni sono sempre ingiusti, ma effettivamente ci sono somiglianze tra la conclusione del regime di Mussolini e questa eclissi di Berlusconi. Innanzitutto il tempo prolungato dell’addio, poi le cause. Possiamo dire che la crisi economica sia stata per il Cavaliere ciò che la Guerra fu per il Duce: la fine delle illusioni.
Berlusconi ha sempre avuto con la Sardegna un rapporto molto particolare.
Sicuramente. L’ha sempre considerata una sorta di laboratorio politico, dove sperimentare i suoi assetti di potere. Nella nostra regione ha sempre costruito lui personalmente le leadership, cui delegare il suo potere. Così è stato prima con Mauro Pili e poi con Ugo Cappellacci. Ha stravolto completamente la politica sarda.
In che senso?
La nostra regione ha sempre avuto una tradizione politica precisa. Le classi dirigenti comuniste e democristiane hanno sperimentato qui prima che altrove alleanze e percorsi comuni. L’avvento del Cavaliere ha stravolto tutto, rendendo marginali sia il ruolo storico di Sassari come centro politico che quello di Cagliari. Il cuore politico isolano è diventata Porto Rotondo, il Billionaire.
Sono sardi anche alcuni uomini chiave di questi anni, come Beppe Pisanu. Prima fedelissimo, ora congiurato.
Ma Pisanu non è un prodotto berlusconiano, semmai è uno resuscitato. Io ho assistito per all’origine del sodalizio, che fu favorito da Francesco Cossiga. Pisanu infatti doveva candidarsi con Mario Segni alle elezioni del 1994, ma per uno screzio tra Segni e Cossiga, fu dirottato da quest’ultimo nelle liste della nascente Forza Italia.
Quale sarà il destino dei berlusconiani dopo Berlusconi?
Come al solito i più bravi e i più esperti saranno quelli più rapidi a riposizionarsi. Anche in questo caso la Sardegna ci fornisce esempi interessanti. Il sindaco di Olbia Giovannelli, ad esempio, è stato molto abile a chiudere una stagione e aprirne subito un’altra. Mentre il suo avversario, Settimo Nizzi, sembra votato al martirio insieme al suo leader.
E Cappellacci, sopravviverà alla eventuale caduta del premier?
Anche il presidente della Regione, vista la mala parata, sta cercando una sua strada autonoma. Così come sta facendo il sindaco di Alghero, Marco Tedde. Mi pare che entrambi, rispetto a Giovannelli, si siano mossi decisamente un po’ troppo tardi.
Nella foto: Silvio Berlusconi ad Alghero
*Sardegna 24
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