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Red 20 febbraio 2012
Napolitano|2: l´intervento dei sindacati
Il testo integrale dell´intervento Mario Medde, a nome di Cgil Cisl Uil, nell´incontro col Presidente della Repubblica
Napolitano|2: l´intervento dei sindacati

CAGLIARI - Il testo integrale dell'intervento di Mario Medde, a nome di Cgil Cisl Uil, nell'incontro col Presidente della Repubblica, nel corso del convegno organizzato dall'Università di Cagliari alla presenza del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano.

Egr. Sig. Presidente della Repubblica,
la Sardegna vive una fase tra le più difficili della sua storia autonomistica. Il malessere sociale si manifesta con le proteste di tutte le categorie; talvolta in forme e modi, certamente irrituali e non tradizionali, che sono però frutto dell’esasperazione e dei problemi che da lungo tempo attendono di essere risolti, in primo luogo da parte dello Stato. Si pensi ai problemi posti dall’insularità, dall’eccessivo costo energetico e dall’insufficiente infrastrutturazione materiale e immateriale, anche rispetto alle altre regioni. La questione sociale, con il problema ormai drammatico del lavoro, è, però, l’epicentro di questa crisi. Uno degli aspetti più preoccupanti riguarda la disoccupazione giovanile e una forte ripresa dell’emigrazione, soprattutto di diplomati, laureati e ricercatori. Un problema che, se non risolto, rischia di privare la Sardegna della possibilità di coltivare realmente la speranza di positivo cambiamento. Le difficoltà economiche e produttive stanno travolgendo tutti i settori, dall’agro-alimentare all’allevamento, dalla chimica alla metallurgia e al tessile. Tutti i territori dell’Isola sono coinvolti in questo lungo e difficile momento dell’economia sarda. Dal 2004 l’Isola alterna fasi di stagnazione e recessione e, oggi, il sistema economico registra una crescita zero. I lavoratori e i pensionati pagano un prezzo altissimo alla crisi. Ne è una prova il costante e continuo impoverimento delle famiglie sarde, dove l’incidenza della povertà si attesta intorno al 20% e coinvolge più di 350 mila persone su 1.650 mila abitanti. La disoccupazione ha raggiunto ormai livelli insopportabili per la tenuta della coesione sociale; se consideriamo il fenomeno dello scoraggiamento, il tasso di disoccupazione reale raggiunge il 24%. Soprattutto i giovani sono coinvolti in questa vana ricerca del lavoro, insieme ai lavoratori espulsi dalle aziende a causa della crisi produttiva e industriale. Si tratta di fronteggiare l’impatto della crisi internazionale e del Paese, ma anche i vincoli e i ritardi endogeni delle difficoltà economiche e sociali della Sardegna; questi ultimi anche con un rinnovato e più adeguato impegno della politica e delle istituzioni sarde. Anche le rappresentanze economiche e sociali dell’Isola, nel rispetto delle diverse responsabilità, debbono rafforzare le iniziative e l’impegno unitario per una nuova fase di crescita economica e sociale. Tutto ciò potrà però avere i risultati sperati solo se verranno riconosciute alla Sardegna, da parte dello Stato, le pari opportunità rispetto alle altre realtà del Paese, e se, pur nelle difficoltà conseguenti al governo dell’attuale drammatica crisi, si aprirà il confronto su un nuovo Patto costituzionale tra Stato e Regione per riscrivere lo statuto speciale della Sardegna e rinegoziare, con pari dignità, poteri e risorse utili a un maggiore e migliore autogoverno dell’Isola. La positiva gestione delle attuali emergenze produttive e del lavoro, il rilancio della crescita economica e sociale e il riconoscimento di tutti i diritti di cittadinanza, saranno più praticabili e possibili a patto che venga riconosciuto alla Sardegna, da parte dello Stato e dell’Unione europea, lo status di insularità per recuperare le diseconomie esterne ai pro-cessi produttivi e il diritto dei sardi alla mobilità reale delle persone e delle merci. L’autonomia finanziaria della Regione, indispensabile per promuovere le basi materiali e immateriali dello sviluppo, può concretamente realizzarsi non solo attraverso la leale partecipazione dei cittadini al raggiungimento di questo obiettivo, ma anche a condizione che lo Stato onori i suoi impegni e crediti, a partire dai trasferimenti erariali e tributari dovuti negli anni, ai fondi per le aree sottoutilizzate, all’attuazione di quanto previsto dallo statuto speciale circa il Piano di Rinascita dell’Isola. La revisione del patto di stabilità è per la Sardegna indispensabile per garantire una migliore e maggiore capacità di spesa utile a promuovere il lavoro e lo sviluppo e ad attutire l’impatto della crisi. La partecipazione dello Stato al rilancio del sistema industriale è condizione fondamentale non solo per arrestare il declino di settori strategici per la Sardegna e per il Paese (chimica, metallurgia non ferrosa, tessile, allevamento e agro-alimentare), ma anche per promuovere le condizioni necessarie ad attrarre nuove intraprese, favorendo le bonifiche e le riconversioni produttive dei siti dismessi o in via di dismissione. In questa direzione, però, deve essere recuperato il divario infrastrutturale sia nelle reti (viarie, ferroviarie, portuali, marittime e loro terminali, snodi intermodali, idriche, energetiche e telematiche) sia nei servizi pubblici essenziali (scuola, sanità, trasporti pubblici locali, uffici pubblici e sicurezza, poste e servizi finanziari, servizi sociali, cultura e sport). Perché tutto ciò diventi credibile è però necessario che il Governo nazionale si impegni a che le vertenze aziendali aperte (Alcoa, Eurallumina e tutta la filiera dell’alluminio, il minero-metallurgico, Carbosulcis, il futuro del petrolchimico, l’apertura del tavolo nazionale sul tessile, la questione energetica, l’agro-industria) trovino un tavolo di confronto e una definizione in tempi accettabili. Per tutti questi motivi, in un momento così difficile per la Sardegna, Le chiediamo un Suo autorevole intervento presso il Governo nazionale e la Sua attenzione alla soluzione dei problemi dell’Isola.
10:00
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