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A.B. 20 aprile 2012
Regione: la Cisl Sardegna chiede risposte
«La riforma elettorale e il presidenzialismo non sono la risposta alla voglia di partecipazione dei cittadini a una vera riforma della Regione Sardegna», ha dichiarato il segretario generale del sindacato Mario Medde
Regione: la Cisl Sardegna chiede risposte

CAGLIARI - «La prima Commissione permanente del Consiglio Regionale della Sardegna ha in esame due testi di legge statutaria sulla forma di governo e sul sistema di elezione del Consiglio Regionale, del Presidente della Regione e della Giunta Regionale. Il primo impostato sull’elezione diretta e il secondo sull’elezione consiliare del presidente». Ad analizzare la situazione è Mario Medde, segretario generale della Cisl Sardegna, che commenta i testi in itinere.

«Viene trattata solo la riforma del sistema elettorale e, della forma di governo, soltanto aspetti secondari mentre risultano del tutto assenti temi fondamentali di una vera riforma statutaria. L’impressione che se ne trae è che ci sia l’interesse a definire soltanto le questioni che interessano più da vicino le leadership politiche, in previsione della prossima scadenza elettorale per il rinnovo del Consiglio Regionale. Un aspetto fondamentale della statutaria deve riguardare la partecipazione democratica e un nuovo modello di democrazia in Sardegna, l’attuazione del principio di sussidiarietà e il ruolo degli enti locali nel governo della Regione. La Commissione regionale limita invece la propria proposta di riforma alle istituzioni necessarie a bilanciare la forma di governo in caso di scelta presidenzialista. Peraltro, su quest’ultima opzione, qualora attuata, qualsiasi bilanciamento diventerebbe vano poiché il presidente avrebbe comunque un potere non condizionabile nella formula del “simul stabunt simul cadent”. Il Consiglio cioè decadrebbe comunque con la caduta del presidente».

«L’esame in Commissione di questi due testi e le conseguenti decisioni, per come sono state formulate le proposte – prosegue Medde - è preoccupante, perché nel metodo e nel merito esse sfuggono le questioni fondamentali della riforma dell’istituzione Regione e del rilancio del rapporto politica-cittadini. È assolutamente necessaria, invece, la considerazione contestuale, complessiva, organica delle due materie (specialità e forma di governo) e dei due atti normativi corrispondenti (statuto e legge statutaria) che compongono la riforma statutaria; l’individuazione di un principio ispiratore unico (il federalismo correttamente inteso); la sua traduzione in criteri generali, dalla quale trarre gli “articolati”. Il rischio che si corre è di una non-riforma con gravissime conseguenze, sull’efficienza e l’efficacia del sistema istituzionale sardo e sulla reale partecipazione democratica alla vita di esso. È illusorio pensare che la sola manutenzione della Regione, attraverso una nuova legge statutaria, che tratti soltanto di legge elettorale e di forma di governo con quei contenuti minimalisti, possa incidere positivamente e in termini duraturi sul rapporto istituzioni-cittadini, sull’attuale inefficienza della Regione, sul rapporto con lo Stato e l’Unione Europea. Il pericolo è che l’interesse collettivo venga subordinato, nel governo della cosa pubblica, all’istinto di sopravvivenza e alla rendita di posizione delle leadership politiche. È indispensabile, dunque, partire dal dibattito sviluppatosi in questi anni sul problema delle riforme istituzionali e, in primo luogo, della riforma dello statuto e della statutaria, garantendo (in tempi di preoccupante anti-politica) il coinvolgimento dei cittadini e delle loro rappresentanze su argomenti decisivi per una nuova fase dello sviluppo dell’Isola attraverso un reale ed efficace protagonismo di tutte le istituzioni sarde».

Nella foto: Il segretario generale Mario Medde
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