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Red
27 ottobre 2012
«Patto stabilità, Sardegna al disastro»
Lo dichiara Luciano Uras (Sel) che sottolinea come lo stato della spesa di quest’anno sia già al collasso: Rimangono per i prossimi due mesi poco più di 400 milioni spendibili a fronte di una massa di impegni già adottati tra competenze e residui molto superiore

CAGLIARI - «Oggi, in commissione bilancio l’Assessore della Programmazione ha annunciato che nel prossimo esercizio la possibilità di spesa della Regione, in forza dei vincoli del patto di stabilità, sarà di 2 miliardi e 300 milioni. Gli impegni di spesa potranno raggiungere solo i 2 miliardi e 900 milioni. Circa il 30% in meno dell’esercizio 2011. Solo spesa corrente, e non basta. Una situazione finanziaria drammatica. Così è cancellata ogni possibilità di spesa manovrabile».
Lo dichiara Luciano Uras (Sel) che sottolinea come lo stato della spesa di quest’anno sia già al collasso. «Rimangono per i prossimi due mesi poco più di 400 milioni spendibili a fronte di una massa di impegni già adottati tra competenze e residui molto superiore. Competenza e residui ammontano a oltre 10 miliardi di euro, in tutto il 2012 a fronte di una possibilità di spesa di poco più di 5 miliardi - sanità compresa». «Abbiamo detto al Presidente della Regione che la sua strategia di rapporto con lo Stato è perdente, subalterna, solo mediatica e totalmente inconcludente. La spesa pubblica regionale - attacca Uras - incide notevolmente nella situazione economica dell’Isola. Una contrazione simile a quella annunciata oggi significa una Sardegna in ginocchio, lavoratori e imprese in agonia».
«Questo Presidente dimostra tutta la sua debolezza nel promuovere e gestire la giusta rivendicazione del popolo sardo. Debolezza che si intravede anche nei vertici dei partiti che sostengono il Governo. Chiediamo il coraggio di andare oltre, di rappresentare la drammatica situazione al Governo, insieme alle forze sociali ed economiche. Tutti scelgano da che parte stare nel confronto con Roma, se insieme ai nostri lavoratori, comunque, oppure con le ragioni politiche di un “governo” tecnocratico e centralista. La Sardegna - conclude Luciano Uras - ha diritto ad una economia viva, non accetta di gestire l’agonia del proprio sistema produttivo».
Nella foto: Luciano Uras
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