S.S.
18 ottobre 2013
"Area donna", intervengono le associazioni
L´associazione di promozione sociale noiDonne 2005 interviene sul trasferimento del centro oncologico da via Zanfarino a San Camillo

SASSARI - «Il progetto Area donna, secondo il quale si sarebbe dovuta concentrare, in un’unica struttura adeguatamente raggiungibile, la prevenzione primaria e secondaria di tutte le patologie specifiche della donna, articolata in unità operative distinte ma coordinate, è un impegno che risulta nell’Atto Aziendale della Asl n.1 sin dal 2008 ma da allora poco o nulla è stato fatto in questo senso»: è quanto emerge da un comunicato dell'associazione di promozione sociale noiDonne 2005. «Da tempo l’Organizzazione mondiale della sanità ha sottolineato la necessità di considerare le differenze di genere nella cura e nella ricerca sulle patologie».
«Alle differenze biologiche si sommano diversità psicologiche, culturali, sociali, che non sono prive di effetti sulla salute, considerata ormai come una condizione complessa, che non coincide semplicemente con l’assenza di malattia. E’ notizia di questi giorni il trasferimento del cosiddetto Centro oncologico, operante in via Zanfarino, nella struttura di San Camillo, per volontà della direzione della Asl di Sassari. La collocazione al di fuori dell’area urbana suscita una comprensibile preoccupazione, specie con riferimento all’inadeguatezza del trasporto pubblico, che come è noto si sostanzia di un’unica linea Atp, peraltro con frequenza assai ridotta».
«L’utenza è costituita da donne residenti in città ma anche in altri centri della provincia, alcuni dei quali non serviti da Consultori: di questo si dovrebbe tenere opportunamente conto. Se l’esigenza del trasferimento esiste vorremmo comprendere perché San Camillo in luogo di altre strutture pure esistenti, e se il provvedimento si collochi in un programma di riassetto più ampio che consegni alle donne di Sassari e provincia quell’Area donna di cui sentiamo parlare da anni.»
«Le Regioni più virtuose - si legge ancora - hanno posto al centro della loro pianificazione l’esigenza di rispondere a nuovi bisogni e all’evoluzione scientifica e tecnologica attraverso una costante e coerente trasformazione organizzativa. Ma tutti gli interventi devono essere orientati all’appropriatezza delle prestazioni (garantita dall’assunzione del principio della diversità di genere) e alla valorizzazione della medicina di territorio, nell’ottica di quel “prendersi cura” di cui parla anche l’Atto aziendale del 2008».
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