Pierpaola Pisanu
8 novembre 2005
Le grotte di Nettuno passeranno al comune di Alghero
La scelta di trasferire all’ente locale la responsabilità della gestione di questo patrimonio naturalistico è stata confermata dal direttore generale della presidenza della giunta Soru: «La volontà dell’amministrazione regionale, - ha assicurato Fulvio Dettori – è lasciare che sia direttamente il comune ad occuparsi delle grotte che si trovano nel suo territorio»

ALGHERO - Le grotte di Nettuno passeranno al comune di Alghero. A giorni si attende il via libera formale con la firma della concessione da parte della Regione. Ma la scelta di trasferire all’ente locale la responsabilità della gestione di questo patrimonio naturalistico, (finora pertinenza dell’Azienda Autonoma di soggiorno e turismo), è stata già confermata dal direttore generale della presidenza della giunta Soru: «La volontà dell’amministrazione regionale, - ha assicurato Fulvio Dettori – è lasciare che sia direttamente il comune ad occuparsi delle grotte che si trovano nel suo territorio». «E’ la scelta più giusta», aggiunge Dettori coerente con la battaglia che lui stesso, in passato, aveva cavalcato, nel ruolo di assessore comunale, ad Alghero, insieme all’allora sindaco Carlo Sechi. Entro il mese di novembre sarà perfezionato il trasferimento di competenze e risorse economiche tra regione e amministrazioni territoriali, dopo la liquidazione degli enti di promozione turistica e contestualmente verrà definita la concessione delle grotte di Nettuno al comune di Alghero. Dettori nega che sia arrivata a Cagliari una richiesta formale, ma che tra i soggetti in lizza per accaparrarsi questa concessione ci fosse anche l’Azienda Speciale Parco di Porto Conte, sono in molti a ritenerlo. Ed in effetti la riserva protetta avrebbe con piacere giovato delle generose entrate provenienti dallo sbarco di decine di migliaia di turisti all’interno dell’antro del dio del mare. Si stima che tra ticket staccati e indotto si aggiri intorno a un milione e mezzo di euro il valore economico prodotto dalla presenza della grotta scavata nel massiccio di Capo Caccia. Cifre che finiranno quindi nelle casse comunali ma che alcuni avrebbero voluto canalizzare verso l’ente Parco per sanare una situazione contabile non florida. Paolo Ballero, membro del direttivo della riserva terrestre, non nega che si guardasse con vivo interesse verso queste entrate, utili per far decollare una serie di progetti di salvaguardia: «L’apparato amministrativo del Parco sopravvive attraverso 900 mila euro annui trasferiti dalla regione e 5 mila dal comune – spiega Ballero – siamo arrivati a dimezzarci gli stipendi pur di garantire lo svolgimento dell’ordinario. Ma ora il comune dovrà rivedere il suo budget».
Nella foto la Escala del Cabirol che porta sino all´entrata della grotta
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