Monica Caggiari
25 gennaio 2006
Le alterne fortune dei pescatori d´Alghero nella lezione all´UTE di Giovanni Delrio
Racconti d´altri tempi, che scavando nei ricordi, fanno riaffiorare una vita quotidiana fatta di fatica e di enormi sacrifici

ALGHERO - Racconti d´altri tempi, che scavando nei ricordi, fanno riaffiorare una vita quotidiana fatta di fatica e di enormi sacrifici. Levatacce e sforzi fisici all´ordine del giorno, certo non per fare in modo che moglie e figli potessero avere scarpe a abiti nuovi, ma per campare e, in alcuni casi, sopravvivere. “Questa è la vita dei pescatori” commenta Giovanni Delrio, presidente dell’Associazione Imprese di Pesca, Banchina Millelire, che per un giorno ha prestato voce e ricordi per raccontare, durante un incontro con gli studenti dell’Università della Terza Età, l’iter storico ed economico della Pesca ad Alghero. La platea, numerosa e molto attenta, ha così potuto rivivere, nella “lezione”, tenutasi ieri pomeriggio, 24 gennaio, nella Sala Convegni del Seminario, l’evoluzione di quella che è stata, e per certi versi ancora è in maniera indiretta, la principale fonte di sostentamento di molte famiglie algheresi. Un’evoluzione, quella descritta da Delrio, lenta e molto graduale, scandita dalle incursioni in territorio algherese di influenze esterne, talvolta devastanti, ma per la maggior parte importanti momenti di scambio economico e altrettanto spesso motivo di trasferimento definitivo in quel di Alghero per motivi affettivi. Ciò che maggiormente è balzato agli occhi è l’andamento oscillatorio e scostante delle fortune legate alla pesca. Di pescatori ricchi non se ne ricordano molti, anzi e spesso l’attività produceva più spese che altro. Notevoli sono comunque gli sforzi compiuti nei secoli dai pescatori algheresi per imporsi nel campo dell’attività produttiva, passando per tutti i tipi di pesca e pescato, e in quello della cantieristica, altro fiore all’occhiello della città, almeno fino agli anni antecedenti la seconda guerra mondiale. Aragosta e Riccio, restano fino ai giorni nostri le prelibatezze, che vanno per la maggiore, offerte dai nostri mari, che i lungimiranti pescatori vorrebbero salvaguardare, come i padri dei padri. Un rispetto, che nel lungo racconto di Delrio si ripete spesso, talvolta accompagnato dal sostegno di una Regione presente e protettiva nei confronti dei suoi pescatori, altre volte dimenticato proprio dalle autorità, come nel caso di un fermo prolungato nelle zone circostanti la rada. L’azione sarebbe un modo, caldeggiato dagli stessi pescatori algheresi, per favorire il ripopolamento di zone depredate, nel vero senso della parola, nel tentativo di risparmiare in carburante, sempre più costoso a fronte di un’attività, amatissima da chi la pratica, ma sempre meno sicura in termini di pescato e guadagni. La prima conseguenza che da ciò deriva è, così Delrio, un costo più alto che nel resto della Penisola, così che alla fine il pesce costa a noi, abitanti di mare più che a milanesi e romani, spesso diportisti in acque algheresi.
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