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Cor 13 aprile 2006
Pasqua, boom agnello a tavola
Centinaia i furti nei pascoli
Per combattere il rischio che venga spacciata come carne nazionale quella ottenuta da agnelli importati è stata presentata la proposta di riconoscimento per l´agnello del Centro Italia Igp che si aggiunge alle "Agnello di Sardegna " e "Abbacchio romano"
Pasqua, boom agnello a tavola. Centinaia i furti nei pascoli

CAGLIARI - In una tavola su tre quest’anno durante le festività di Pasqua sarà presente carne di agnello che, anche per l’effetto di sostituzione del pollo determinato dalla psicosi dell’influenza aviaria, riscuote un rinnovato interesse e si classifica tra i cibi preferiti degli italiani dopo le uova di cioccolato e le colombe. E’ quanto afferma la Coldiretti nel denunciare che il nuovo boom dell’agnello ha attirato l’attenzione della malavita organizzata con il furto di centinaia di animali nelle campagne nei giorni che precedono la Pasqua. Si tratta - sottolinea la Coldiretti - di un fenomeno allarmante che sta interessando le regioni del Centro Italia dove si moltiplicano le denunce da parte degli allevatori ai quali vengono sottratte durante la notte intere greggi spesso appartenenti a razze pregiate tipiche dell’Appennino centrale. Nelle zone piu’ colpite come le Marche, dove nelle ultime tre settimane secondo un monitoraggio Coldiretti sono stati rubati 777 capi tra agnelli e bovini con un danno di quasi due milioni di euro, gli allevatori si sono improvvisati detective anche dormendo nelle stalla per porre un freno alla razzia di animali. Il sospetto è che i furti siano opera di bande specializzate abili nel fare sparire in una sola notte il bottino anche grazie - precisa la Coldiretti - al rapido trasferimento degli animali in strutture clandestine di macellazione. L’abigeato, ovvero la sottrazione di bestiame, è un reato molto diffuso nel passato che è presente nel diritto penale italiano come aggravante del furto (Art. 625: “... se il fatto è commesso su tre o più capi di bestiame raccolti in gregge o in mandria, ovvero su animali bovini o equini, anche non raccolti in mandria...”) e non più come reato distinto. La grave mancanza per gli agnelli di una etichetta di origine obbligatoria come quella già prevista per la carne bovina e il pollame - denuncia la Coldiretti - impedisce che attraverso la rintracciabilità delle produzioni si possano piu’ facilmente scoprire i colpevoli che possono così mettere in commercio prodotti senza le necessarie garanzie sanitarie. Un danno per consumatori ed allevatori nazionali che favorisce peraltro l´arrivo in Italia di prodotti di minore qualità rispetto a quelli nazionali con l´importazione che copre circa la metà dei consumi che sono pari a circa 1,5 chilogrammi all’anno concentrati soprattutto nei periodi di Pasqua e Natale. Proprio a causa di questa competizione sleale i prezzi quest’anno almeno all’origine sono mediamente piu’ bassi (3-4 euro al chilo agli allevatori) ma bisogna vigilare su eventuali speculazioni commerciali che possono sempre verificarsi nelle vendite all’ultimo minuto con valori che si moltiplicano. Per combattere il rischio che venga spacciata come carne nazionale quella ottenuta da agnelli importati soprattutto dall´Est Europa è stata presentata dal comitato promotore al Ministero delle Politiche Agricole la proposta di riconoscimento per l´agnello del Centro Italia Igp che - sottolinea la Coldiretti - si aggiunge alle IGP "Agnello di Sardegna " e "Abbacchio romano" per dare la possibilità ai consumatore di carne di fare una scelta consapevole. Numerose altre iniziative sono state adottate per valorizzare e riconoscere la produzione locale in diverse regioni italiane. Durante l’anno si privilegia la carne bovina (42 per cento), di polli e conigli (35 per cento) e di maiale (20 per cento), ma - sottolinea la Coldiretti - acquisti di carne di agnello o capretto pari ad appena il 4 per cento si concentrano nel periodo pasquale per preparare i piatti classici della tradizione al forno, arrosto con le patate, al sugo o brodettato, da consumare a casa, al ristorante o in uno dei 15mila agriturismi aperti nei quali si rilasseranno circa trecentomila ospiti tra Pasqua e Pasquetta. I consumi di carne ovicaprina dopo aver subito un forte ridimensionamento nei primi anni del 2000 si sono stabilizzati e gli acquisti domestici sono risultati pari a oltre 28mila tonnellate per una spesa di quasi 260 milioni di Euro secondo i dati Ismea Ac Nielsen. La metà dei consumi familiari nazionali - continua la Coldiretti - è concentrata nel sud e nelle isole ma valori significativi si registrano anche nel Centro Italia. In Italia - conclude la Coldiretti - sono allevati oltre nove milioni di pecore e capre localizzate per quasi la metà in Sardegna, mentre sono 14 le razze di pecore iscritte al libro genealogico nazionale come la Sarda, la Gentile di Puglia e la Sopravissana.



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