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Mariangela Pala 20 novembre 2015
Porto Torres: porte chiuse, Razzo Vega non decolla
Porte chiuse per illustrare il progetto sulla sperimentazione del Vettore Europeo di Generazione Avanzata (Vega). Un progetto ancora in fase embrionale che, come annunciato dal sindaco, doveva essere illustrato ai cittadini
Porto Torres: porte chiuse, Razzo Vega non <i>decolla</i>

PORTO TORRES - Porte chiuse per illustrare il progetto sulla sperimentazione del Vettore Europeo di Generazione Avanzata (Vega). Questa mattina alle ore 11 il progetto Sptf (Space Propulsion Test Facility) è stato presentato “in segreto” dai vertici della società Avio ai soli consiglieri comunali, invitati dal sindaco Sean Wheeler. Lo spirito dell’incontro, avvenuto presso la sala consiliare, era quello di fornire all'amministrazione alcune informazioni sullo stato dell’ iniziativa industriale, finalizzata a testare i motori del razzo europeo Vega ed investire sulla nascente industria del volo spaziale civile.

Un progetto particolarmente innovativo, all’avanguardia e di livello mondiale, secondo gli ingegneri della società, che hanno esposto le motivazioni dell’iniziativa; il manifesto delle attività proposte nel breve termine, insieme alle prospettive identificate nel medio e lungo termine, in termini di volumi e di risorse; lo stato delle attività di localizzazione, il lay-out della facility; lo stato delle analisi sulle ricadute ambientali, per i diversi ambiti di esercizio; la fasatura e la pianificazione delle attività di messa in opera e il piano degli adempimenti, oltre ai punti duri e le difficoltà da superare.

«La società - aveva scritto il sindaco nella lettera inviata ai consiglieri, - richiede a tutti i partecipanti una riservatezza sulle informazioni fornite in questa fase», essendo il Piano di sviluppo dell’iniziativa ancora oggetto di diversi approfondimenti. Il primo cittadino, in occasione della seduta del Consiglio Comunale, aveva annunciato che i tecnici, gli ingegneri e i progettisti di Avio avrebbero esposto il loro progetto in occasione dell’assemblea pubblica prevista per venerdì 20 novembre alle ore 17 presso la sala Filippo Canu, «un confronto diretto per parlare dei razzi Vega che tanto hanno suscitato clamore».

Ma suscita ancora di più interesse il cambio di direzione che ha impedito che tutti i cittadini venissero a conoscenza di un progetto industriale, ancora in fase embrionale, ma che in attuazione dei principi di trasparenza e diretta partecipazione, che l’amministrazione spesso “ostenta”, integra il diritto ad un buon governo della cosa pubblica e concorre alla realizzazione di un’amministrazione aperta, al servizio del cittadino. Gli incontri del Consiglio comunale “a porte chiuse” determinano comunque un grave deficit nella vita democratica della comunità, a maggior ragione se si tratta di progetti che interessano lo sviluppo del territorio.

Secondo indiscrezioni trapelate dall’incontro emerge che non vi sono elementi concreti che possano decretare la fattibilità del progetto, ancora in fase di ipotesi, e che richiederebbe la disponibilità di un’area di circa 176 ettari con una fascia di rispetto di 750 metri quadri per consentire la sperimentazione in sicurezza dei razzi Vega. Un’area individuata nella zona industriale, di proprietà Syndial-Eni, ma sulla quale non esiste alcun accordo sui terreni ancora da bonificare, condizione necessaria per consentire l’insediamento dell’impianto tecnologico.

C’è poi un problema di assetto societario, il progetto vede, infatti, il Distretto aerospaziale della Sardegna (Dass) impegnato con numerosi soci: fra questi figurano il Cnr, Cr4, Ina-Istituto nazionale di astrofisica, Sardegna Ricerche, Università di Cagliari e Sassari, Aermatica spa, Avio, Intecs, Karalis, Nemea Sistemi, Nurjana Technologies, Opto Materials, Poema, Space, Vitrociset , Centro italiano ricerche aerospaziali, Centro di sviluppo materiali, Geodesia tecnologie srl e Innovative Materials. Emerge, poi, l’incognita finanziamenti: ammonta a circa 40 milioni di euro l’ investimento previsto dal Centro italiano ricerche aerospaziali (Cira) e la società Avio Spa – entrambi facenti parte del Dass, di cui è presidente il professor Giacomo Cao – e che non sarebbero facili da reperire. Infine il dato occupazionale, solo 20 unità professionali più venti di indotto.
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