Il coordinatore di Alghero del movimento di estrema destra si rifiuta di firmare l´autocertificazione che attesta l'adesione ai principi antifasciti della Costituzione e così i competenti uffici comunali bocciano la richiesta di suolo pubblico. Un fatto analogo era già successo a Brescia
ALGHERO - Era già successo a Brescia, Pavia, Milano, Genova, Pisa e Bologna. Sono sempre di più i comuni in Italia che hanno adottato misure per imporre a tutte le associazioni o movimenti che richiedono l'utilizzo di piazze e spazi pubblici di "autocertificare" il proprio antifascismo, come previsto dalla Costituzione. Si tratta dell'unica arma in mano alle pubbliche amministrazioni per arginare le condotte anti-costituzionali e garantire la libertà di espressione.
Anche la città di Alghero nelle scorse settimane ha adottato una delibera di Giunta che impone la sottoscrizione di un codice etico di condotta e preveda l’adesione ai principi dell’antifascismo, dell’antisessismo e dell’antirazzismo, principi a cui si ispira la Costituzione. Così contestualmente alla domanda per l'utilizzo degli spazi, sia all'aperto che al chiuso, va sottoscritto l'allegato [
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Autocertificazione che non piace a
CasaPound Italia. Tanto che il coordinatore algherese del movimento di estrema destra, dopo aver presentato la richiesta di occupazione temporanea del suolo pubblico in Piazza Sulis nel periodo compreso tra la fine di settembre e il mese di febbraio, si è rifiutato di sottoscrivere l'allegata autocertificazione che attesta l'adesione ai principi antifasciti: domanda bocciata dai competenti uffici.
Un fatto analogo era già successo a Brescia. Anche li in comune aveva modificato la disciplina sulle concessioni pubbliche di spazi prevedendo l'obbligo di sottoscrivere una dichiarazione in cui si ripudia il nazismo e il fascismo, proprio come ad Alghero. In quel caso CasaPound si era appellata ai giudici del Tar sostenendo che la richiesta di ripudiare il fascismo avrebbe leso la loro "libertà di opinione" e di "manifestazione del proprio pensiero", ma il Tar non è stato di quel parere, dando ragione al Comune e sentenziando che la richiesta dell'Amministrazione è in linea con i principi democratici costituzionali.