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Marcello Simula 13 febbraio 2007
Il furgone di Mamadu arriva in consiglio comunale
Voci contrapposte sull’attentato alla comunità senegalese. Dubbi da parte del sindaco anche sul nuovo ospedale
Il furgone di Mamadu arriva in consiglio comunale

ALGHERO - L’incendio al furgone di Mamadu infiamma anche via Columbano: un confronto acceso tra i consiglieri comunali ha segnato la prima parte della seduta di lunedì 12 febbraio. Il primo a portare all’attenzione del consiglio l’episodio di venerdì notte è stato Carlo Sechi, che ha stigmatizzato l’accaduto: «L’aggressione continuata alla comunità senegalese non deve essere coperta dalla solidarietà dei cittadini verso la comunità stessa» ha spiegato Sechi. Secondo l’esponente di Alghero Viva gli algheresi negli anni hanno dimostrato di essere aperti all’integrazione delle culture estranee, e tuttavia, nel caso si verificassero altri casi simili l’ex sindaco ha proposto una seduta consiliare aperta in cui affrontare e discutere quello che potrebbe essere un vero e proprio problema. Sull’argomento è intervenuto anche Isio Camboni, che ha sottolineato come sia ancora prematuro attribuire la colpa alla città: «Le indagini sono ancora in corso – ha commentato Camboni – si potrebbe anche trattare di un episodio interno alle comunità di immigrati». Secondo il consigliere di Città Futura non si può ancora colpevolizzare nessuno, e sulla stessa linea si è schierato il sindaco Marco Tedde, che ha invitato tutti a usare cautela riguardo all’episodio. «Non sappiamo ancora chi sia l’autore di tale gesto – ha detto Tedde – ma possiamo confermare che Alghero è ancora oggi uno splendido esempio di apertura e tolleranza». Tedde si è tolto poi qualche sassolino dalla scarpa, rispondendo alle denunce di Abdul Khalati, esponente dei Verdi, che dalle colonne de L’Unione Sarda ha accusato l’amministrazione di non fare niente per evitare la cultura dell’odio. «È gravissimo – ha commentato Tedde – che questo signore accolto e integrato in città, ci attribuisca simili responsabilità solo per motivi strumentali». Secondo Antonio Camerada di Fortza Paris non si tratterebbe di un gesto di intolleranza, e quanto accaduto al furgone di Mamadu sarebbe da assimilare ad altri atti vandalici recenti: «Anche i cassonetti bruciano – ha dichiarato Camerada – sono cose che succedono». Un altro punto caldo della seduta è stata la questione del nuovo ospedale. Dubbi circa la fattibilità e l’ubicazione del nuovo nosocomio cittadino sono stati espressi da Isio Camboni, che ha accusato il consigliere regionale Mario Bruno, a suo dire «molto fantasioso», di mettere il carro davanti ai buoi. I timori manifestati da Camboni riguardano principalmente la possibilità che la nuova struttura possa andare a coprire l’area di Monte Agnese, una delle poche zone edificabili “al salvo” dal piano paesaggistico regionale. A dipanare i dubbi di Camboni ci ha provato Marco Tedde, che dopo aver escluso la possibilità Monte Agnese ha segnalato due grandi debolezze nella proposta del nuovo ospedale. La prima sarebbe l’associazione promotrice del nuovo ospedale, secondo il sindaco colpevole di prestare il fianco ad accuse di strumentalizzazione politica. L’altro ostacolo per la realizzazione del centro ospedaliero sarebbero i costi, 80 milioni di euro secondo le stime presentate da Tedde. «Si stanno facendo i conti senza l’oste – ha chiuso il sindaco – e l’oste in questo caso è molto pesante».



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