Antonio Burruni
29 marzo 2007
Personaggio della Settimana: Massimo Cocozza
Questa volta è stato veramente facile per la redazione di Alguer.it scegliere lo sportivo simbolo della settimana appena trascorsa. Abbiamo intervistato il capitano dell’Eurospin Alghero, squadra neopromossa nella B2 nazionale di pallavolo

ALGHERO – Il simbolo di questa settimana non poteva essere che un pallavolista. E tra tutti, l’uomo simbolo della pallavolo ad Alghero, non può essere che lui: Massimo Cocozza, soprannominato nell’ambiente “Lo zio”. Il capitano dell’Eurospin Alghero, formazione che ha conquistato la B2 nazionale, traguardo mai raggiunto ad Alghero, è entrato a far parte della formazione algherese dal 1979. Nato a Napoli, classe ’65, è arrivato ad Alghero 37 anni fa, al seguito del padre che, trovato un posto di lavoro negli impianti della Petrolchimica di Porto Torres, aveva portato con se la famiglia. Ha iniziato nelle giovanili algheresi, poi, per problemi societari, ha giocato nel 2002/03 in C con Porto Torres e dal 2003/ al 2006 con l’Ittitri Volley (una stagione i D e le successive due in serie C). Quest’anno il fortunatissimo ritorno a casa.
D: Come ti sei avvicinato alla pallavolo?
R: «Veramente io ho iniziato a giocare a calcio. Tra i 10 ed i 14 anni giocavo centravanti. Poi però, dopo qualche delusione possiamo dire che mi hanno fatto un po’ passare questa passione. Ho scoperto il volley ai “Giochi Studenteschi” delle scuole medie. Poi, arrivato alle Superiori, ho trovato un professore di educazione fisica che mi ha veramente convinto che quello doveva essere il mio sport. Era Seppe Ruggiu, bandiera della pallavolo algherese, che aveva appena smesso di giocare nell’allora “Avis”. Nelle giovanili giocavano già alcuni miei amici, quindi il passaggio a questo sport è stato quasi automatico».
D: Perché consiglieresti il volley ad un ragazzino?
R: «E’ certamente uno sport “nobile”. E’ un ottimo mezzo di socializzazione. Oltretutto è uno sport non di contatto, quindi pulito. Non ci può essere cattiveria, ma solo agonismo. Poi è un’attività che mantiene giovani. Usi tutto il corpo, come per l’atletica. Insomma, fa bene».
D: Passiamo a questa stagione. Come si sta dopo un’impresa del genere?
R: «Decisamente sollevati. E’ una sensazione incredibile. Ho giocato 28 anni con l’obbiettivo di arrivare a giocare un campionato nazionale. Grosso merito va a Camillo Matta, che posso dire essere il primo allenatore vero che trovo. Ci ha dato tanto. Prima avevo sempre imparato imitando i gesti di quelli più forti di me. Lui è riuscito a “tirare fuori” dei giocatori (come Trova ed Ulgheri che giocano in B1 con Olbia, ndr). Prima i talenti non avevano sbocchi».
D: Ad inizio stagione ci credevate?
R: «Una sera, ad inizio preparazione, ci stavamo divertendo. Il nostro secondo, Mauro Melotti, ci disse: “Voi la state prendendo sotto gamba, ma questo potrebbe essere l’anno buono”. Noi ci abbiamo creduto dopo tre giornate, quando eravamo in testa a punteggio pieno e le favorite si erano già sgambettate a vicenda. La prima sconfitta è arrivata quando avevamo già un grosso vantaggio».
D: L’anno prossimo che farai?
R: «La società mi ha dato la possibilità di tornare qui dopo quattro anni. Ho detto per tutta la stagione che poi mi sarei ritirato. Se però il mister ritiene che possa ancora dare una mano ci potrei anche ripensare. Certo che fare tutti gli allenamenti come li guida Camillo, a 42 anni, non è facile. Però, 28 anni di passione mi spingono a provarci ancora».
D: Fuori dal campo da volley, sei il “Professor Cocozza”.
R: «Si, insegno Laboratorio di Elettrotecnica all’Istituto Industriale di Sassari. Insegno dal 1988, mi piace stare sempre in mezzo ai ragazzi».
D: Dopo aver smesso di giocare, allenerai o ti allontanerai da questo sport?
R: «Da almeno quindici anni ho il patentino di allenatore di Primo Livello. Ho allenato qualche squadra minore, ma dopo il cambio di leggi, posso allenare solo fino alla Prima Divisione e le squadre locali, non bastano certo per tutti. Il cambiamento dei regolamenti mi ha deluso molto, ma resta la grande passione».
D: Nel tempo libero che fai?
R: «Da cinque anni gioco il campionato Csi di calcio a 5. Una o due volte alla settimana si gioca. E poi faccio il papà di uno splendido ragazzino di nove anni: Mattia».
|