Mariano Mariani
4 giugno 2017
L'opinione di Mariano Mariani
Il futuro dell´Area vasta passa per la bioregione urbana
E' di questi giorni la notizia che i vertici istituzionali della Rete metropolitana di Sassari abbiano approvato una proposta del Consorzio industriale di Sassari per il rilancio dell'economia e dell'occupazione. Si tratta di interventi infrastrutturali finalizzati alla riconversione industriale del territorio. Senza entrare nel merito della proposta, pare opportuna una riflessione di metodo. La Rete metropolitana di Sassari, nata a seguito della legge di riforma delle autonomie locali della Sardegna, proprio in virtù di tale legge, dovrebbe oggi essere impegnata nella definizione della pianificazione strategica di area vasta e della conseguente proposta progettuale da negoziare con la Regione nell'ambito della programmazione territoriale finanziata con i fondi strutturali della programmazione europea 2014-2020. Come si colloca la proposta del Consorzio industriale all'interno di quella che dovrebbe essere la più ampia strategia di sviluppo dell'area vasta sassarese ancora in corso di definizione? Rispetto a quale modello di sviluppo tale rilancio industriale va attuato? Ci si riferisce ad un modello correttivo di quello centrato sulla industrializzazione pesante che abbiamo già conosciuto (e i cui effetti fallimentari sono ben noti), oppure si pensa ad un modello totalmente alternativo?
La preoccupazione non è solo quella che si perseveri in soluzioni rivelatesi fallimentari sotto tutti profili (economici, occupativi, sociali ed ambientali), ma anche quella di anteporre le esigenze di contrasto della grave crisi industriale, alla più ampia esigenza di definire ed avviare un nuovo modello di sviluppo del Nord Sardegna. Le finalità del Consorzio industriale sembrerebbero volte a colmare lo storico deficit infrastrutturale dell'area industriale (porto, strade, depuratore, reti energetiche, zona franca). Nessuno può obiettare circa la necessità che la Sardegna debba azzerare il proprio gap infrastrutturale rispetto alle altre regioni italiane. Tale rivendicazione ha a che fare con strumenti, risorse e percorsi amministrativi che ricadano nelle dirette prerogative del governo regionale nella complessa vertenza con lo Stato. Entro tale quadro la vertenza è già stata portata all’attenzione del governo nazionale nel quadro del “patto per il Sud”, anche se con esiti al momento ancora sconosciuti. Differenti, invece, sono i percorsi che i rappresentanti istituzionali del territorio sassarese devono mettere in campo per rilanciare lo sviluppo locale. Differenti sono anche le risorse finanziarie disponibili.
Mentre per la vertenza con lo Stato il riferimento è quello del fondo nazionale per lo sviluppo e per la coesione, per la programmazione territoriale e lo sviluppo locale si tratta in prevalenza di risorse "aggiuntive" legate ai fondi strutturali europei che vanno utilizzati per la crescita e lo sviluppo attraverso processi partecipativi degli attori locali. E' allora ben chiaro il compito prioritario che spetta oggi ai vertici della rete metropolitana sassarese: dotare innanzitutto l’area vasta di un nuovo modello di sviluppo, approvare in coerenza un piano strategico ed avviare il negoziato con la Regione per sottoscrivere al più presto, come hanno già fatto altri territori regionali, l’accordo di programma che assegnerà le risorse finanziarie alla rete metropolitana secondo le procedure contenute nell’Avviso pubblicato dal Centro regionale di programmazione già dall’aprile 2015. Si tratta quindi di recuperare il tempo perso perché i progetti dovranno essere realizzati e rendicontati improrogabilmente entro il 2022. Con riferimento ai contenuti del nuovo modello, i pianificatori dell'area vasta sassarese dovrebbero tenere nella dovuta considerazione i più recenti sviluppi della letteratura in materia di sviluppo locale ed i nuovi paradigmi che stanno orientando le scelte strategiche di territori con caratteristiche similari a quello sassarese.
In particolare il tema centrale è quello delle nuove relazioni funzionali fra le componenti ambientali ed antropiche di un dato ecosistema territoriale. Come connettere in modo virtuoso ed entro logiche policentriche integrate, realtà urbane, agricole e rurali, diversità bioculturali e produttive, patrimoni cultural e identitari, aree naturali di grande pregio? Una risposta originale per la prospettiva di sviluppo locale dell’area vasta sassarese potrebbe essere fondata sul modello della "bioregione urbana": un progetto sociale ed economico centrato su fitte e dense relazioni reticolari tra i centri urbani, le attività agricole e rurali, le aree naturali protette. Una risposta concreta alle attuali logiche della globalizzazione che stanno completamente recidendo il legame delle persone con il loro ambiente di riferimento. Una seria e profonda ricostruzione della relazione fondante fra l’uomo, la natura, la terra. Un processo rifondativo dell’identità e degli stili di vita ed al tempo stesso, un processo costitutivo della base materiale e culturale per la produzione di ricchezza durevole, condivisa e sostenibile. Un nuovo “patto città-campagna” per riconquistare la nostra sovranità alimentare e per la chiusura a livello locale non solo del ciclo dell’alimentazione, ma anche di quelli dell’acqua, dell’energia, dei rifiuti. Entro questo scenario il sistema articolato delle diverse aree naturali dell’area vasta sassarese potrebbe giocare un ruolo decisivo come filo conduttore e “collante” della stessa area vasta ed indiscutibile punto di forza per sollevare la qualità e l’attrattività del territorio imperniata su un’ampia “coralità produttiva”. In questa direzione importanti potrebbero essere i contributi dell’Amministrazione comunale di Alghero che su questi temi già da qualche anno ha lanciato i laboratori di “mondo rurale” e più recentemente sta supportando le azioni di sistema “città-agro” promosse dal Parco di Porto Conte.
*Direttore del Parco naturale regionale di Porto Conte
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